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FEDE E RELIGIONI | 14 dicembre 2024, 11:30

PAPA: il lavoro delle donne aiuta la Chiesa, crea cultura e convivenza

Il Papa scrive una lettera all’arcivescovo metropolita di Siracusa in occasione della traslazione temporanea del corpo di santa Lucia da Venezia, dov’è custodito, alla città siciliana, terra natale della martire: il suo esempio “ci educhi al pianto, alla compassione e alla tenerezza”, virtù “non solo cristiane, ma anche politiche”

PAPA: il lavoro delle donne aiuta la Chiesa, crea cultura e convivenza

Alessandro De Carolis - VN

Lucia, dal latino lux, “luce”. Quella limpida degli occhi con cui guardò chi voleva ucciderla, e lo fece, perché cristiana e prima ancora per vendetta, dopo un “no” al pretendente che non voleva rispettare la sua scelta di consacrarsi a Cristo. Nel martirio di santa Lucia c’è un mondo di valori intramontabile: c’è l’“essere persone limpide, trasparenti, sincere”, l’“uscire dalle ambiguità di vita e dalle connivenze criminali”. E c’è l’esempio di una donna libera, che dimostra quanta necessità vi sia del “lavoro e della parola femminile in una Chiesa in uscita, che sia lievito e luce nella cultura e nella convivenza”.

Fortuna reciproca

È un ritratto ammirato quello che il Papa fa della santa siracusana, nel giorno della sua memoria liturgica. In occasione dell’Anno luciano a lei dedicato, le spoglie tornano provvisoriamente nella sua città natale - dove vennero seppellite in seguito all’uccisione in odio alla fede avvenuta nelle persecuzioni del 304 - e da dove furono trafugate per finire prima a Costantinopoli e poi, dopo il sacco della città del 1204, a Venezia come bottino di guerra. Nella lettera inviata da Francesco all’arcivescovo di Siracusa Francesco Lomanto il Papa apprezza anzitutto il “pellegrinaggio” del corpo della santa alla vigilia del grande pellegrinaggio del Giubileo. “C’è luce - scrive - dove ci si scambiano doni”, mentre “la menzogna che distrugge la fraternità e devasta il creato suggerisce, invece, il contrario: che l’altro sia un antagonista e la sua fortuna una minaccia”.

La forza che edifica la città

Poi Francesco riflette sulla vita e la morte della santa siciliana cogliendovi “la dignità e la capacità di guardare lontano”, quella stessa “che le donne cristiane portano anche oggi al centro della vita sociale, non lasciando che alcun potere mondano rinchiuda la loro testimonianza nell’invisibilità e nel silenzio”. Il martirio di Santa Lucia, è l’invito del Papa, “ci educhi al pianto, alla compassione e alla tenerezza: sono virtù confermate dalle Lacrime della Madonna a Siracusa. Sono virtù non solo cristiane, ma anche politiche. Rappresentano la vera forza che edifica la città”. Ci ridanno - sottolinea - occhi per vedere, quella vista che l’insensibilità ci fa perdere drammaticamente”.

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Messa solenne per la festa di Santa Lucia a Siracusa (13 dicembre 2024)

Obbedire alla coscienza

Il Papa insiste con i richiami agli occhi e alla vista, di cui santa Lucia è patrona. “Stare dalla parte della luce - dice - espone anche noi al martirio. Forse non ci metteranno le mani addosso, ma scegliere da che parte stare ci toglierà qualche tranquillità”. Come in altre occasioni Francesco critica quelle “forme di tranquillità” che “somigliano alla pace del cimitero” e rendono “assenti, come se fossimo già morti”. Al contrario, esorta, non stanchiamoci mai di educare bambine e bambini, adolescenti e adulti "a riconoscere i testimoni, a coltivare il senso critico, a obbedire alla coscienza”. Ogni vocazione, sostiene il Papa, impone di “scegliere” e i santi dimostrano come uscire da “quei ripari personali o comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano”.

Sia festa anche per i poveri

L’ultima raccomandazione di Francesco ai siracusani è di non dimenticare di “portare spiritualmente” nella festa “le sorelle e i fratelli che in tutto il mondo soffrono a motivo della persecuzione e dell’ingiustizia. Includete i migranti, i profughi, i poveri che sono presso di voi”.

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Il simulacro di Santa Lucia (Siracusa, 13 dicembre 2024)

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