Si profila una nuova stretta sul diritto dei cittadini ad essere informati sulle vicende giudiziarie. In aggiunta al divieto di pubblicare il contenuto delle ordinanze di custodia cautelare, il governo si appresta ad introdurre nuovi limiti ai giornalisti. Si tratta del divieto di pubblicazione anche dei provvedimenti di sequestro e di perquisizione, nonché delle interdittive, fino alla chiusura delle indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare. Atti non coperti dal segreto, in quanto notificati ai diretti interessati.
In pratica, i cittadini non potranno più sapere se le forze di polizia sequestrano immobili ad esponenti della criminalità organizzata o ad evasori fiscali. Oppure se un professionista o un imprenditore coinvolto in indagini per gravi reati viene interdetto dalla professione o dall’attività imprenditoriale.
“Si vuole utilizzare il paravento della privacy e della presunzione di innocenza per coprire le notizie scomode, sulle quali calerà il silenzio”, dichiara il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli. “Lo abbiamo denunciato più volte, l’ultima nel corso di una conferenza stampa convocata a metà ottobre nella sede della Stampa estera: se queste norme-bavaglio venissero approvate, sarebbe un altro passo non tanto per colpire i giornalisti, quanto per indebolire lo Stato di diritto."
"I cittadini," prosegue Bartoli, "hanno il diritto di ottenere un’informazione precisa, completa e tempestiva sull’attività giudiziaria che riveste un rilevante interesse pubblico. La trasparenza su misure cautelari, sequestri e interdittive è dovuta anche a garanzia degli indagati e della correttezza dell’azione giurisdizionale."