La viticoltura di montagna è un tesoro prezioso che racconta la forza e la determinazione dei viticoltori che, ogni giorno, sfidano le difficoltà del territorio per coltivare viti in condizioni straordinarie. Questi vigneti, spesso situati a quote elevate, su pendii ripidi e in zone topograficamente accidentate, rappresentano una tradizione millenaria, un patrimonio culturale ed ecologico che merita una tutela adeguata. La recente risoluzione dell’OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino) ha finalmente riconosciuto ufficialmente la viticoltura di montagna come un “patrimonio eccezionale”, dando un importante impulso alla protezione e alla valorizzazione di questa pratica che, con il suo impegno eroico, è parte integrante del paesaggio e della cultura delle regioni montane.
Questo riconoscimento non è solo simbolico, ma è il frutto di un lavoro durato due anni, in cui il Cervim (Centro di Ricerca, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura di Montagna) ha avuto un ruolo centrale, portando la sua esperienza maturata sul campo. In un mondo che cambia rapidamente, dove il cambiamento climatico e le difficoltà economiche minacciano la sopravvivenza delle piccole realtà agricole, il riconoscimento dell’OIV assume un valore fondamentale. Non solo per i viticoltori, ma per tutta la comunità internazionale, che ora ha un documento di riferimento su come trattare la viticoltura di montagna, con linee guida precise che invitano gli Stati membri a promuovere la ricerca, la tutela e la sostenibilità di questo settore.
I viticoltori di montagna, che ogni giorno affrontano le difficoltà imposte dalla geografia e dal clima, non sono solo produttori di vino, ma sono custodi di un ecosistema che richiede una gestione delicata e attenta. I vigneti in forte pendenza necessitano di pratiche colturali specifiche, come le terrazze di pietra e l’utilizzo di attrezzature speciali, come trattori a scartamento ridotto o veicoli con trazione a cingoli. Ma queste tecniche, seppur necessarie, comportano costi elevati e un impegno fisico che si traduce in un costo di produzione molto più alto rispetto alla viticoltura tradizionale. Nonostante ciò, i viticoltori non si arrendono, ma continuano a trasmettere il loro sapere alle nuove generazioni, promuovendo una cultura vitivinicola che non solo resiste, ma prospera anche nelle zone più difficili.
Il Cervim, con la sua esperienza, ha avuto il compito di definire la viticoltura di montagna come un sistema di produzione vitivinicola unico, che necessita di un sostegno continuo e di politiche pubbliche che garantiscano la sua sopravvivenza. L’OIV, nella sua risoluzione, ha indicato la necessità di sostenere questa viticoltura attraverso politiche mirate, come la creazione di indicazioni geografiche protette e la promozione della sostenibilità economica e sociale. Solo con un adeguato supporto, infatti, si potrà garantire la preservazione di questo patrimonio, che va ben oltre il vino stesso, ma che riguarda la salvaguardia dell’intero ecosistema montano e delle tradizioni locali.
Una delle maggiori difficoltà per i viticoltori di montagna è la gestione delle risorse naturali e la protezione contro il rischio di frane, erosione dei suoli e altre problematiche ambientali. La viticoltura eroica, come viene definita, non è solo una questione di produzione vinicola, ma è una sfida contro le forze della natura. Eppure, nonostante le difficoltà, questi vigneti sono in grado di offrire una biodiversità unica, contribuendo a mantenere l’equilibrio ecologico e a contrastare la desertificazione di terreni altrimenti inutilizzati.
Il lavoro che l’OIV ha svolto in collaborazione con il Cervim è un passo fondamentale per la valorizzazione di questi vigneti eroici e per sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale sull’importanza di tutelare non solo il prodotto finale, il vino, ma anche il processo e il paesaggio che lo rendono possibile. Questo riconoscimento internazionale non solo aiuterà a garantire il futuro dei viticoltori di montagna, ma anche a promuovere il valore commerciale dei loro prodotti, che grazie alla qualità unica e alle caratteristiche distintive, possono raggiungere nuovi mercati e una maggiore valorizzazione.
I viticoltori di montagna, dunque, non sono solo produttori di vino, ma sono anche protagonisti di una battaglia per la tutela del territorio, per la conservazione della biodiversità e per la difesa delle tradizioni. L’eroicità di questo lavoro non sta solo nel produrre vino in condizioni estreme, ma nel saper mantenere viva una cultura che rischia di scomparire se non adeguatamente tutelata. Il riconoscimento dell’OIV è solo l’inizio di un percorso che dovrà vedere il coinvolgimento delle istituzioni, dei produttori e della società civile, per proteggere questi vigneti, patrimonio di tutti, e garantirne la sostenibilità per le generazioni future.