Lo Chez nous di ieri, Silences et conseils, ha suscitato interesse e consensi. E' quindi evidente che il problema esiste e il giudizio è condiviso.
Infatti, la Valle d'Aosta, come molte altre realtà italiane, si trova a fare i conti con una classe politica che appare sempre più lontana dalle esigenze reali della gente. Quella che una volta poteva essere chiamata politica, oggi si riduce a un gioco di potere tra "politichini" che pensano più ai propri interessi personali che al bene collettivo. Il vero problema, però, non è solo la mediocrità di molti degli amministratori locali, ma la loro arroganza e l'atteggiamento di chiusura nei confronti delle critiche e delle denunce.
La politica valdostana sembra sempre più essere occupata da personaggi che non conoscono le difficoltà quotidiane della vita delle persone. Non sanno cosa significa lottare per arrivare a fine mese, non comprendono il valore di un lavoro che spesso è sotto pagato e maltrattato, ma si preoccupano solo di mantenere il loro posto in un sistema che li avvantaggia, lontano dalla realtà che vivono i cittadini. Questi amministratori, incapaci di comprendere la vita quotidiana dei loro concittadini, sono spesso più preoccupati di apparire in vista delle prossime elezioni, piuttosto che affrontare i veri problemi che affliggono la comunità. Proposte di legge che non hanno mai speranza di diventare reali, interrogazioni che non portano a nulla e ordini del giorno che non si traducono in azioni concrete sono solo alcuni dei segni di una politica che ha perso il contatto con la sua funzione principale: servire la collettività.
Purtroppo, questi politichini sembrano vivere in un mondo separato dalla realtà, spesso più interessati a fare i propri interessi e a garantirsi vantaggi personali che a risolvere le problematiche della gente. È facile, per esempio, parlare di politiche sociali senza avere la minima idea di cosa significhi fare i conti con la povertà o con il costo della vita che aumenta giorno dopo giorno. Ma sono pronti a dettare leggi e normative che, più che risolvere, rischiano di aggravare le difficoltà delle persone.
Il quadro che emerge è desolante: molti legislatori, che non hanno mai fatto nulla di significativo nella loro vita, si ergono a paladini della comunità, credendo di avere la ricetta magica per risolvere i problemi sociali ed economici. In realtà, si limitano a proporsi come salvatori, ma senza mai mettere in campo azioni che possano realmente cambiare le cose. Il rischio è che la politica si trasformi in uno spazio per chiacchiere vuote e manovre di potere, mentre la gente rimane sempre più distante da chi dovrebbe rappresentarla.
Eppure, la politica dovrebbe essere altro. La politica con la P maiuscola dovrebbe essere un'arte di servizio, un impegno sincero per il bene comune, dove i rappresentanti si fanno carico delle problematiche della collettività con impegno e serietà. Purtroppo, questa è un'altra realtà, quella della politica come vetrina personale, come trampolino di lancio per interessi individuali. E il prezzo che la società paga per questo è alto: la mancanza di un vero dibattito, di una dialettica seria tra istituzioni e cittadini, e l'indifferenza alle vere necessità della popolazione.
In un contesto del genere, non possiamo far finta di nulla. La responsabilità, ovviamente, non è solo dei politici, ma anche degli elettori che, troppo spesso, si accontentano di un sistema che offre loro solo chiacchiere, senza risultati concreti. Se non ci si sveglia in tempo, se non si inizia a chiedere di più e meglio, rischiamo di trovarci intrappolati in un sistema che non farà altro che perpetuare la propria mediocrità. La politica, quella vera, quella che lavora per il bene comune, deve tornare al centro della discussione. Perché senza di essa, senza un impegno autentico, rischiamo di perdere quella che è la nostra più grande risorsa: la capacità di costruire insieme un futuro migliore.
Les valdôtains doivent méditer