Il 2025 segna un anniversario importante per l’Union Valdôtaine: 80 anni di storia, che, tra alti e bassi, hanno sempre segnato un punto di riferimento per l’autonomismo valdostano. A distanza di otto decenni dalla sua fondazione, l’UV si trova oggi a un crocevia, con uno scenario politico in continua evoluzione e un rinnovato impegno a riunire le forze autonomiste sotto la propria bandiera. Ma cosa c’è, davvero, dietro questa celebrazione? Un’occasione di festeggiamenti, o piuttosto l'inizio di una nuova fase?
Oggi l’Union Valdôtaine conta 11 consiglieri regionali, esprime 5 assessori su 7, e guida la Regione con Renzo Testolin al timone. Insomma, è come se l’UV fosse il re della Valle d'Aosta – ma un re un po' solitario, forse. Eppure, nonostante aver “incassato” il 90% degli autonomisti valdostani, un piccolo cespuglio politicamente inquieto, Pour l’Autonomie, rimane ancora fuori dall’alveo del partito. Questo gruppo, che si vanta di esprimere due consiglieri regionali, uno dei quali pure assessore, sta navigando un po’ a vista, senza un faro chiaro che guidi la sua rotta. Una sorta di "autonomia alla deriva", per intenderci.
Ma mentre le acque politiche restano agitate, l’Union ha intrapreso un percorso di rinnovamento che è anche un invito a chi è stato disilluso dalle divisioni interne. Il nuovo Comitato Federale, composto da una squadra che sembra un mix di esperienza e freschezza, sta lavorando per riorganizzare e rinnovare la politica unionista, con il Presidente Joël Farcoz e i suoi vice, Patrizia Morelli e Amedeo Follioley, impegnati in una “chiamata alle armi” degli autonomisti che hanno preso le distanze, delusi da un’assenza di iniziativa politica e dal distacco dal territorio. Un po' come una squadra di calcio che, dopo un brutto periodo, cerca di risvegliare l'entusiasmo dei tifosi.
Il messaggio è chiaro: riprendersi il contatto con la gente, riscoprire il territorio e, soprattutto, tornare a parlare alle persone. Dopo tanti anni di "palazzo", l’UV sembra voler tornare alle origini, ovvero quelle di un movimento popolare e radicato. Ma attenzione: le risposte non arriveranno in un batter d’occhio, e la strada non è certo in discesa. Sarà necessario molto più di un comitato ben organizzato per riunire tutti quelli che hanno perso fiducia nel partito.
Un altro aspetto che non si può ignorare è la “politica dell’incontro” che l’UV sta cercando di promuovere. È come se, dopo aver fatto tanto per costruire una solida struttura istituzionale, ora fosse il momento di tornare all’“ascolto”, quella qualità che talvolta sembra smarrita nel rumore delle trattative politiche. Non che l’ascolto risolva tutti i problemi, ma sicuramente è un buon punto di partenza.
Per il futuro, l’Union Valdôtaine resta convinta di poter svolgere un ruolo politico importante. Nonostante le sfide interne e il malcontento di alcuni, il partito vuole essere la spina dorsale di una politica autonoma, rappresentativa e capace di rispondere alle esigenze dei valdostani. E se a volte la politica sembra una corsa in montagna, con continue salite e qualche discesa improvvisa, l’UV non intende arrendersi. Anzi, sembra che stia preparando un altro sprint.
Non mancano certo le aspettative, e il futuro potrebbe riservare sorprese. L’importante, per l’UV, è non perdere di vista la propria identità, continuando a portare avanti il messaggio autonomista, ma con la consapevolezza che il mondo cambia e con esso, anche le modalità di fare politica. Se l’Union vuole davvero arrivare al traguardo degli 80 anni con un altro successo, sarà fondamentale non accontentarsi di guardare il passato, ma sapersi reinventare ogni giorno. Altrimenti, rischia di finire come uno di quei “formaggi” troppo stagionati, che dopo un po’ non fanno più nemmeno tanto piacere.
Dopotutto, come diceva un famoso autore valdostano (o forse no, ma sarebbe bello che lo avesse detto): "L’unica cosa che non invecchia è l’autonomia... e qualche volta nemmeno quella!"