Informazione economica e aziendale - 01 dicembre 2024, 20:36

Formaggio vegano diffidato

Se volete esprimere la Vostra solidarietà a Barbara Ferrante, che deve difendere il suo caseificio vegano, potete inviare una email come quella qui sotto. Completandola con la Vostra firma

La lettera che proponiamo è un atto di solidarietà nei confronti di Barbara Ferrante, titolare del Caseificio Vegano di San Giovanni in Persiceto (BO), che si trova ad affrontare una diffida per l'uso del termine "formaggio" e "alternative vegetali al formaggio" per descrivere i suoi prodotti vegetali. La lettera è stata pubblicata dal blog: https://carmenluciano.com/2024/11/30/non-si-puo-chiamare-formaggio-diffidato-il-caseificio-vegano-di-barbara-ferrante/

Nella lettera si espone il punto di vista filologico ed etimologico del termine "formaggio", sottolineando come esso non debba necessariamente essere vincolato al solo utilizzo di latte animale. Si difende l'uso di termini come "formaggio vegetale" come strumenti di economia linguistica per chiarire che tali prodotti sono privi di ingredienti di origine animale, sostenendo inoltre la causa della produzione alimentare etica e senza sfruttamento. La lettera invita infine a riflettere sulla necessità di rivedere il concetto di sovranità alimentare, ricordando che anche le altre specie non sono schiave della nostra, ma esseri senzienti. L'invito è a inviare la lettera, completandola con la propria firma, per esprimere solidarietà a Ferrante e sostenere il suo impegno.

“Gentile Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste

Gentile Ministro Lollobrigida

Gentile Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari – Ufficio Italia Nord-Est

con la presente comunicazione scritta intendo esternare la mia vicinanza a Barbara Ferrante, titolare del Caseificio Vegano di San Giovanni in Persiceto (BO), che recentemente ha ricevuto una diffida per aver utilizzato il termine “formaggio” e “alternative vegetali al formaggio” per definire i suoi alimenti di origine vegetale. Dal punto di vista filologico ed etimologico, il termine “formaggio”, che utilizziamo per indicare un alimento fatto con il latte animale, deriva dal francese antico formage, che a sua volta – essendo il francese una lingua romanza come l’italiano – deriva dal latino medievale formatĭcum. Alla lettera, significava ‘messo in una forma‘.

In questo caso notiamo come il sostantivo impiegato per indicare il contenitore ha determinato anche il suo contenuto, in termini linguistici. Sorte analoga per l’odierno sostantivo ‘fegato‘: in latino era ‘iecur ficatum’, di cui ‘iecur‘ era l’organo interno degli animali barbaramente uccisi, e ‘ficatum‘ stava a descrivere la preparazione con i fichi. Oggi non associamo più la parola fegato ai fichi, ma sono proprio i fichi ad aver determinato il sostantivo fegato. Questo solo per citare due esempi, di cui il primo assolutamente pertinente con questa situazione.

Sembra quasi un puntiglio manzoniano che si arrivi a tanto. Non nutro alcun dubbio sulle intenzioni della signora Ferrante, mossa invece da genuina volontà di cambiare le sorti delle vittime dell’industria zootecnica attraverso il suo nobile lavoro basato sulla produzione di alimenti privi di sfruttamento animale. Da consumatrice, ritengo che l’uso del termine “formaggio” per indicare alimenti interamente vegetali sia utile per economia di linguaggio, e che “alternativa vegetale al formaggio” indichi chiaramente – anche a chi purtroppo ancora consuma corpi animali – che quel determinato alimento non contiene nulla di origine animale. Un “formaggio vegetale” è logico che sia fatto non con il latte, latte che – se proprio si vuol essere puntigliosi – andrebbe definito per ciò che è: secrezione mammaria di creature mammifere di altre specie animali che viene sottratto loro per scopi commerciali. E pensare che il latte è un alimento specie specifico: ogni madre dovrebbe allattare il proprio cucciolo.

Concludo questa missiva per ricordarvi che, sebbene esista una sovranità alimentare, cittadini e cittadine non configurano sudditanza, e che le altre specie non sono a loro volta nostre schiave.

Sarà un processo lungo, come tutti quelli che si sono manifestati lungo i secoli e millenni della storia per apportare migliorie alla nostra specie, ma anche la legge umana dovrà comprendere presto che le altre esistenze della Terra sono esseri senzienti e non prodotti.

Distinti saluti,

Nome e indirizzo

ed.mo.