Nell'anno in corso, 436.000 persone si sono trovate in condizioni di povertà sanitaria, un dato che segna un preoccupante +8,43% rispetto al 2023. Questo significa che milioni di italiani non riescono più a sostenere le spese per curarsi e si rivolgono alle organizzazioni assistenziali per poter ricevere gratuitamente farmaci e trattamenti necessari. La situazione è drammatica, con 102.000 minori coinvolti, un numero che evidenzia la difficoltà delle famiglie italiane, anche quelle non in condizioni di estrema povertà, di far fronte ai costi della salute.
La spesa sanitaria, nel frattempo, continua ad aumentare, ma a carico delle famiglie. Nel 2023, la spesa farmaceutica delle famiglie italiane ha raggiunto i 23,64 miliardi di euro, con un incremento di 1,11 miliardi rispetto all'anno precedente. La percentuale a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è però diminuita, riducendo il suo contributo a solo il 55%, mentre la restante parte, pari al 45%, è stata sostenuta direttamente dalle famiglie. Questo è un segnale allarmante: le famiglie, soprattutto quelle più fragili, devono far fronte a una crescente spesa sanitaria, che le costringe spesso a rinunciare a visite mediche, accertamenti e cure necessarie.
La povertà sanitaria, come emerge dai dati diffusi il 27 novembre da Banco Farmaceutico, è un fenomeno in forte crescita. La presentazione del libro "Tra le crepe dell’universalismo - Disuguaglianze di salute, povertà sanitaria e Terzo settore in Italia" alla Camera dei Deputati ha posto l’accento su quanto le disuguaglianze sanitarie stiano minando l’efficacia dell'universalismo del sistema sanitario. Il libro, curato dall'Osservatorio sulla Povertà Sanitaria, ha offerto una panoramica preoccupante su come sempre più italiani siano costretti a fare i conti con l’impossibilità di accedere a cure sanitarie adeguate.
Il profilo delle persone che vivono in povertà sanitaria è variegato: il 54% sono uomini, mentre il 46% sono donne, e la maggior parte appartiene alla fascia di età adulta (18-64 anni). Tuttavia, non sono solo gli adulti a pagare il prezzo di queste difficoltà. I minori rappresentano il 22% delle persone in difficoltà, mentre gli anziani si fermano al 19%. La divisione tra italiani e stranieri, nel contesto della povertà sanitaria, è quasi equa, con il 51% degli stranieri che si trovano in questa condizione, rispetto al 49% degli italiani. Il dato che più preoccupa è la differenza tra malati acuti e malati cronici: i primi, infatti, sono il 65% del campione, a dimostrazione della difficoltà di accesso alle cure più urgenti.
Anche tra le famiglie non povere, la difficoltà nell'accesso alle cure è sempre più evidente. Istat rileva che 4,4 milioni di famiglie hanno ridotto la spesa per visite mediche e accertamenti preventivi, con 678.000 famiglie che vivono in povertà assoluta e sono costrette a rinunciare anche a cure necessarie. Di queste famiglie, ben il 24,5% delle povere ha rinunciato almeno una volta a una visita o a un trattamento, contro il 12,8% delle famiglie non povere. Questo significa che circa 536.000 famiglie a rischio di povertà sanitaria potrebbero vedere peggiorare la propria condizione di salute a causa della rinuncia a cure necessarie.
Questi dati sono una chiamata d’allarme. Sergio Daniotti, presidente di Banco Farmaceutico, ha sottolineato che contrastare la povertà sanitaria significa praticare gesti di gratuità concreti per chi ha bisogno, ma anche approfondire il fenomeno e sensibilizzare l’opinione pubblica. Secondo Daniotti, la soluzione passa dalla collaborazione tra diversi attori: realtà non profit, medici, farmacisti, aziende, cittadini e istituzioni. Solo con un impegno collettivo sarà possibile garantire a tutte le persone il diritto fondamentale alla salute, cercando di arginare una povertà sanitaria che minaccia di estendersi ancora di più se non affrontata con determinazione.
Il Sistema Sanitario Nazionale, sebbene garantisca ancora l'accesso alle cure per tutti, è sempre più sotto pressione, e senza un cambio di rotta nelle politiche sanitarie, rischia di non essere più in grado di assolvere a una delle sue funzioni principali: garantire la salute a tutti i cittadini, senza distinzioni.