In Italia, l'autunno del 2024 si sta caratterizzando per un'incessante sequenza di scioperi che segnano un'escalation nelle tensioni sociali ed economiche del Paese. Ogni mese sembra portare con sé nuove mobilitazioni, frutto di una crescente insoddisfazione tra i lavoratori e i cittadini nei confronti delle politiche economiche e sociali del governo. Questo novembre non è da meno, con ben 11 giornate di sciopero già previste, che culmineranno nello sciopero generale indetto da C.G.I.L. e U.I.L. per il 29 novembre. L'oggetto della protesta è la manovra finanziaria proposta dal Governo Meloni, una serie di misure che sollevano preoccupazioni diffuse riguardo ai diritti dei lavoratori, al potere d'acquisto delle famiglie e alla sostenibilità dei servizi pubblici.
Secondo i sindacati, le ragioni alla base di questa mobilitazione sono assolutamente legittime. I contenuti della legge di bilancio, infatti, incidono su molteplici aspetti vitali per la popolazione, tra cui il salario e le pensioni, ma anche la protezione dei diritti civili e sociali, fondamentali per il benessere di tutti i cittadini. In particolare, preoccupazione desta la percezione che il governo voglia proseguire sulla strada della privatizzazione di servizi essenziali come la sanità, un settore che dovrebbe invece essere garantito dallo Stato, senza ricorrere al mercato. In un contesto come quello attuale, in cui la tassazione è già elevata, è difficile giustificare politiche che possano ridurre l'accesso a servizi fondamentali.
Il S.A.V.T., il sindacato autonomo valdostano, ha espresso da sempre la propria posizione a favore di una gestione pubblica e solidale di questi servizi, ribadendo che sia la sanità che l'istruzione devono restare nelle mani dello Stato per garantire uguaglianza e accesso universale. Il direttivo confederale del S.A.V.T., infatti, si è recentemente confrontato su come affrontare un contesto sociale così complesso e diviso. In questo scenario di conflitto, che pervade il Paese, cresce la sensazione che, purtroppo, la mobilitazione possa perdere efficacia. La grande quantità di scioperi proclamati potrebbe infatti rischiare di disperdere l’impatto di ogni singola protesta, indebolendo il messaggio e confondendo i lavoratori stessi.
Molti scioperi, infatti, sembrano non avere un legame stretto con le tradizionali modalità sindacali, talvolta mettendo in luce divisioni interne al mondo del sindacalismo. Questo rischia non solo di disorientare i lavoratori, ma anche di indebolire la figura del sindacato, che è sempre stato visto come il mediatore tra le diverse istanze sociali e il punto di riferimento per evitare il conflitto sociale. La frammentazione delle azioni sindacali, quindi, potrebbe avere l’effetto contrario, alimentando ulteriori divisioni piuttosto che risolvere i problemi.
A fronte di queste considerazioni, il direttivo del S.A.V.T. ha deciso di non prendere una posizione unitaria sull’adesione o meno allo sciopero generale del 29 novembre, ritenendo che ogni lavoratore abbia il diritto di decidere autonomamente se aderire o meno. Tuttavia, consapevoli della crescente povertà e difficoltà economica che colpisce numerose categorie, anche nella Regione Valle d'Aosta, il sindacato ha deciso di chiedere un incontro con il Presidente della Regione. L'obiettivo è quello di portare all’attenzione le preoccupazioni del S.A.V.T. riguardo alla tenuta sociale della regione e alle difficoltà crescenti per una parte significativa della popolazione. Il S.A.V.T. ha, infatti, sempre sostenuto che una politica di austerità, che impatta sui più vulnerabili, rischia di minare la coesione sociale, mettendo a rischio l’equilibrio di un tessuto che ha già mostrato segnali di fragilità.
Nel contesto di questa situazione, l'incontro con il Presidente della Regione vuole essere un'occasione per discutere come prevenire un’ulteriore escalation delle difficoltà sociali ed economiche, sottolineando l'importanza di politiche locali che non dimentichino la realtà dei cittadini valdostani, ma al contrario sappiano rispondere concretamente ai loro bisogni. Il sindacato, dunque, si fa promotore di un dialogo costruttivo, mirando a preservare la stabilità sociale e a garantire che le scelte economiche vengano fatte nell'interesse di tutti, senza trascurare le esigenze delle fasce più vulnerabili.