Chez Nous - 25 novembre 2024, 08:00

Bestiali bastardi

Secondo i dati del Ministero dell'Interno, oltre il 60% degli autori di femminicidi in Italia sono italiani

Non solo oggi 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, siamo chiamati a riflettere, ma anche a denunciare, un fenomeno che non solo affligge le nostre società, ma le umilia nel profondo. Una violenza che si manifesta in mille forme: fisica, psicologica, sessuale, economica. Una violenza che non conosce limiti, che non ha scrupoli, che si abbatte con ferocia sulle donne, su chi, troppo spesso, diventa l'oggetto di una rabbia cieca e incontenibile.

Ogni anno, sempre più numerose sono le storie di donne che non ce la fanno, che si arrendono davanti a un sistema che non protegge, che non ascolta abbastanza, che non vede fino in fondo la tragedia che si sta consumando tra le mura di una casa, tra le pieghe di una relazione che si è trasformata in un incubo. E, più devastante di tutto, è il fatto che, spesso, la violenza non è un atto estemporaneo, ma un percorso che inizia silenziosamente, cresce inesorabile, fino a esplodere con l'atrocità di un omicidio.

Ci sono uomini che non si accontentano di ferire, di umiliare, di annientare psicologicamente. No, per loro la violenza non è mai abbastanza. La violenza è un mezzo per avere potere, per esercitare il controllo, per "possedere" la donna, come se fosse una proprietà. E se questa donna ha il coraggio di ribellarsi, di cercare una via d'uscita, di sottrarsi alla loro morsa, allora non esitano a togliere loro la vita. Non esitano a uccidere, con una crudeltà insostenibile, non solo la compagna, ma anche le madri dei propri figli, come se la loro stessa esistenza fosse insopportabile, come se il fatto di essere donne, di essere vive, fosse un affronto che merita una punizione finale.

Questo non è solo un crimine. È un atto di disumanità. Un atto che segna il fallimento di un’intera società. Dove sta l’empatia? Dove sono i valori umani? Dove si nascondono la coscienza e il rispetto per la vita? Questi uomini assassini, bestiali e privi di qualsiasi remora, non hanno scrupoli, non hanno freni morali, non hanno rimorsi. Agiscono come feroci predatori, privi di qualsiasi capacità di sentire, di ragionare, di comprendere che anche quelle donne sono esseri umani, meritevoli di rispetto, di affetto, di una vita serena.

Eppure, ancora oggi, c'è chi cerca di far credere che questo fenomeno sia legato esclusivamente ai migranti, come se la violenza di genere fosse un comportamento tipico di alcune culture. Ma la verità è ben diversa: la violenza contro le donne non ha nazionalità, non ha etnia. È un problema che riguarda tutti, ma che in Italia è ancora largamente perpetrato da uomini italiani.

Secondo i dati del Ministero dell'Interno, oltre il 60% degli autori di femminicidi in Italia sono italiani. Non sono i migranti a riempire le cronache dei giornali con episodi di violenza, ma uomini che appartengono alla nostra stessa società, che condividono le nostre stesse strade, le nostre stesse case, contrariamente a quanto sostengono leader del governo Meloni.

Le statistiche sono allarmanti. Ogni anno, in Italia, oltre 100 donne vengono uccise da uomini con cui avevano o avevano avuto una relazione. Ogni giorno, 88 donne subiscono violenza fisica o sessuale. I numeri parlano chiaro: la violenza contro le donne è una piaga che colpisce ogni angolo della nostra società, e non possiamo più permettere che continui indisturbata. Non possiamo più accettare che gli assassini e i violentatori restino impuniti, che le vittime vengano ignorate, che i colpevoli possano continuare a vivere senza pagare per i loro crimini.

Oggi, più che mai, è necessario un cambiamento radicale. È indispensabile educare le nuove generazioni a una cultura del rispetto, che parta dalle famiglie, che si costruisca nelle scuole, che venga sostenuta dalle istituzioni. Ma soprattutto, è fondamentale che chi commette questi crimini venga perseguito senza alcuna pietà. La giustizia deve essere severa, immediata e risolutiva. Non possiamo più tollerare che uomini violenti, assassini di donne, restino impuniti o, peggio ancora, che ricevano pene troppo leggere.

Oggi non basta commemorare le vittime. Oggi dobbiamo fare qualcosa di concreto. Ogni uomo che alza la mano contro una donna, che la insulta, che la minaccia, che la sfrutta, che la umilia, che la uccide, deve sapere che non esiste posto per lui in una società civile. Ogni violenza deve essere combattuta con tutte le forze, con tutte le risorse disponibili. Non un passo indietro. Non più silenzi. Non più scuse.

La violenza contro le donne è una piaga che deve essere estirpata con forza e determinazione. Ogni donna che subisce violenza, ogni madre, ogni figlia, ogni sorella, ogni amica merita di essere protetta, di essere rispettata, di essere libera. E chi, invece, con le sue mani o con le sue parole, spezza questa libertà, deve essere fermato, processato e condannato. Non c’è più spazio per la complicità del silenzio. Oggi è il giorno della denuncia. Oggi è il giorno della lotta. Perché ogni donna ha diritto alla vita, e nessun uomo ha il diritto di togliergliela.

piero.minuzzo@gmail.com