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Consiglio Valle | 23 novembre 2024, 14:48

Sberla di Tajani a Salvini

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani prende le distanze dalle dichiarazioni di Matteo Salvini sulla Corte Penale Internazionale, sottolineando che la politica estera deve essere gestita da figure istituzionali e con un approccio serio e ponderato. In un momento di crisi internazionale, Tajani ribadisce la priorità della diplomazia e il ruolo della Farnesina, criticando i comportamenti "garibaldini" che rischiano di compromettere la credibilità dell'Italia. La spaccatura nella destra si fa sempre più evidente.

Il vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, Antonio Tajani

Il vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, Antonio Tajani

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha preso nettamente le distanze dalle posizioni espresse da Matteo Salvini in merito alla politica estera, provocando una nuova frattura all’interno della coalizione di centrodestra. In un’intervista a Repubblica, Tajani ha ribadito con forza che la politica estera è una questione delicata e complessa, che deve essere gestita da figure istituzionali e non da dichiarazioni estemporanee o provocatorie.

Tajani ha sottolineato che "la politica estera si deve fare in maniera costruttiva", spiegando che ogni parola in questo campo deve essere "pesata, ponderata, calibrata". Il ministro ha fatto riferimento alla gravità della materia, chiarendo che le posizioni ufficiali devono essere espresse dal presidente del Consiglio e dal ministro degli Esteri, non da singoli esponenti politici o da dichiarazioni che rischiano di compromettere la credibilità e l’affidabilità internazionale dell’Italia.

Il riferimento di Tajani era chiaramente diretto alle recenti dichiarazioni di Salvini riguardo alla Corte Penale Internazionale, che ha pronunciato una valutazione su Benjamin Netanyahu. Salvini aveva manifestato il proprio dissenso in modo netto, ma Tajani ha voluto precisare che le opinioni di un leader di partito non riflettono necessariamente la linea del governo. "Un leader di partito parla di quello che vuole, ma restano opinioni politiche di parte", ha chiarito Tajani, evidenziando che la posizione ufficiale dell'esecutivo, al contrario, deve essere frutto di un’analisi accurata e condivisa.

Il ministro degli Esteri ha poi aggiunto che il governo italiano intende approfondire con rigore le motivazioni della sentenza della Corte Penale Internazionale prima di prendere una posizione ufficiale. "Vogliamo prima leggere le carte, capire le motivazioni della sentenza", ha spiegato Tajani, facendo riferimento alla necessità di un approccio giuridico e non politico alla questione.

In un contesto internazionale particolarmente turbolento, segnato dalla violenza in Gaza e in Libano, Tajani ha ribadito che l’obiettivo primario dell’Italia deve essere la pace, e non la ricerca di facili consensi politici o il risalto mediatico. “Il primo obiettivo degli Stati, e della Repubblica italiana, è quello di fermare le morti a Gaza e in Libano, per ritornare a un percorso diplomatico", ha dichiarato il ministro. Tajani ha quindi rifiutato l’idea che un’azione punitiva possa contribuire a risolvere la crisi in corso, affermando che il dialogo e la diplomazia devono prevalere sulle soluzioni conflittuali.

Questa presa di posizione di Tajani ha avuto il merito di riportare la discussione sulla politica estera su un piano di serietà e responsabilità, contrastando apertamente quelli che ha definito "comportamenti garibaldini" che non si addicono alla gestione di affari internazionali di così grande rilevanza. In un momento di grande instabilità geopolitica, Tajani ha voluto ricordare che la politica estera richiede riflessione e strategia, non improvvisazione.

Il contrasto tra le due visioni della destra italiana appare ormai evidente: mentre Tajani sostiene un approccio rigoroso e istituzionale, Salvini continua a fare della politica estera un terreno di battaglia per le sue posizioni personali e di partito, mettendo in discussione l’unità e la credibilità del governo italiano sulla scena internazionale. Una spaccatura che, se non colmata, rischia di indebolire ulteriormente la coesione del centrodestra.

pi.mi.

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