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50 & più per il sociale | 22 novembre 2024, 11:38

Sanità Italiana, l’Ocse rivela i dati su medici, infermieri e spese

Il sistema sanitario italiano non versa in buone condizioni a causa dell’invecchiamento del personale medico, della carenza di infermieri e di una spesa sanitaria insufficiente. Il quadro “Health at Glance Europe” dell’Ocse

Sanità Italiana, l’Ocse rivela i dati su medici, infermieri e spese

L’Italia sta attraversando una fase critica nel settore sanitario, come evidenziato dall’ultimo rapporto dell’Ocse, “Health at a Glance Europe”. Lo studio, pubblicato annualmente, offre una panoramica comparativa dei sistemi sanitari dei Paesi membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, e analizza indicatori chiave come la spesa sanitaria, la qualità delle cure, l’accesso ai servizi e la disponibilità di personale medico e infermieristico.
Il quadro che emerge per il nostro paese non è confortante, con criticità che minano la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e mettono a rischio la qualità dell’assistenza.

Secondo il rapporto, infatti, l’Italia si colloca in una posizione particolarmente vulnerabile, non solo per l’invecchiamento della popolazione e l’eredità della pandemia, ma soprattutto per problemi strutturali che riguardano il personale sanitario e gli investimenti insufficienti.

L’invecchiamento del personale medico

Uno dei problemi più urgenti a carico del sistema sanitario italiano è l’invecchiamento del corpo medico. Secondo l’Ocse, il 54% dei medici italiani ha più di 55 anni, e il 27% ha superato i 65. Questo significa che il sistema si trova di fronte a un’imminente ondata di pensionamenti, con un picco previsto nel 2025: “l’ondata di pensionamenti raggiungerà il picco nel 2025 e si normalizzerà solo alla fine del decennio”, afferma il report. Questa situazione rischia di creare una grave carenza di personale medico, compromettendo la qualità dell’assistenza sanitaria.

La carenza di infermieri

Un altro aspetto critico è la carenza di infermieri. L’Italia ha una densità di 6,5 infermieri per mille abitanti, ben al di sotto della media UE di 8,4. La situazione è peggiore solo in Spagna (6,2) e Grecia (4,9), mentre Paesi come Irlanda (13,3), Germania (12) e Francia (8,8) presentano numeri significativamente più alti. L’Ocse sottolinea come le immatricolazioni ai corsi di laurea in infermieristica si siano quasi dimezzate dal 2012, nonostante l’aumento dei posti disponibili. Nel 2022, solo il 16,4% degli italiani ha conseguito una laurea in infermieristica, meno della metà della media UE (37,5%).

Questa carenza, unita all’emigrazione di infermieri verso paesi con salari più alti, come la Svizzera, alimenta le preoccupazioni sulla capacità del sistema di far fronte alle future esigenze.

Il Ministero della Salute sta tentando di risolvere il problema con l’ingresso di circa 10.000 infermieri dall’India, un’operazione tutt’altro che semplice. L’ampliamento del ruolo e il miglioramento della qualità delle condizioni di lavoro degli infermieri, secondo rapporto Ocse, sono cruciali; a partire dagli stipendi, tra i più bassi in Europa, con 32.600 euro all’anno (corretti per potere d’acquisto), superati solo dai colleghi greci.

Una spesa sanitaria insufficiente

Oltre alla carenza di personale, l’Italia soffre anche di una spesa sanitaria insufficiente. Nel 2023, la spesa sanitaria sul PIL è stata dell’8,4%, di cui solo il 6,2% finanziato dallo Stato per la sanità pubblica. Sono numeri sono tra i peggiori in Europa, superati solo da Grecia e Irlanda.
La spesa sanitaria pro capite è di 2.947 euro (corretti per potere d’acquisto), 586 euro in meno rispetto alla media UE (3.533 euro) e significativamente inferiore a quella di paesi come Germania (5.317 euro) e Francia (4.310 euro).
Superare la criticità è questione di tempo

Le contromisure del governo

Il governo italiano ha intrapreso alcune misure per affrontare la crisi, come la sospensione temporanea dell’età pensionabile obbligatoria per i medici, l’aumento degli studenti di medicina e il raddoppio dei posti di specializzazione grazie ai fondi del PNRR. Tuttavia, secondo l’Ocse, il pieno impatto di queste misure si vedrà solo alla fine del decennio.

La recente protesta di medici e infermieri, in sciopero per 24 ore, ha evidenziato la crescente preoccupazione per le condizioni di lavoro e le risorse insufficienti.
Il futuro del SSN e la qualità dell’assistenza sanitaria in Italia dipendono dalla capacità delle istituzioni di affrontare con decisione e tempestività le problematiche evidenziate dal rapporto Ocse. Il nostro paese, con una popolazione anziana in costante crescita (il 25% over 65 nel 2023, destinato a diventare il 33% entro il 2050) e con l’aspettativa di vita più alta d’Europa dopo la Spagna (83,8 anni), necessita di un sistema sanitario robusto e ben finanziato per garantire cure adeguate a tutti i cittadini.

 

Dario De Felicis - 50&più

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