Mariastella Giorlandino, presidente dell’Unione Nazionale Ambulatori, Poliambulatori, Enti e Ospedalità Privata (UAP), ha lanciato un grido d’allarme sulle conseguenze devastanti di questo provvedimento, che, a suo dire, metterà in ginocchio non solo le strutture private accreditate ma anche l’intero sistema sanitario nazionale. Il nuovo nomenclatore tariffario, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2025, ma che alcune regioni potrebbero anticipare già dal 1° dicembre 2024, prevede tagli fino al 38% sui prezzi dei servizi sanitari, che sono già fermi da 30 anni.
Giorlandino ha spiegato che, con questi tagli, le strutture private accreditate, che oggi coprono una parte significativa delle prestazioni sanitarie, rischiano di chiudere i battenti. “Se oggi le agende delle strutture, che hanno un budget preciso, chiudono il 20 del mese, tra poco chiuderanno il 10”, ha dichiarato con preoccupazione. Questi tagli, secondo la presidente di UAP, porteranno a un aumento delle liste d’attesa, poiché i cittadini che non potranno permettersi di pagare per le prestazioni nel settore privato si riverseranno inevitabilmente nelle strutture pubbliche, già sovraccariche di lavoro e in difficoltà. A questo si aggiunge il rischio che il settore pubblico, già in difficoltà, si trovi a dover fronteggiare un “buco” nei bilanci delle Asl, un danno diretto alla sanità pubblica che, a lungo andare, potrebbe minare la sua capacità di garantire servizi adeguati ai cittadini.
In queste dichiarazioni si percepisce una frustrazione crescente nei confronti di un Governo che, anziché migliorare l’accesso alle cure, sembra contribuire a una situazione sempre più insostenibile. L’Unione Nazionale Ambulatori, che rappresenta 27.000 strutture e 350.000 dipendenti, teme che il nuovo tariffario metta a rischio la sopravvivenza di una parte rilevante del sistema sanitario, senza offrire soluzioni concrete per risolvere la crisi sanitaria del paese. “Un ECG con medico e infermiere, rimborsato a 17 euro, non è possibile. Che si fa? Si guarda negli occhi il paziente e si fa la diagnosi?”, ha ironicamente aggiunto Giorlandino, con un chiaro riferimento alla sottovalutazione economica di prestazioni sanitarie essenziali.
Ma il problema non è solo economico: la riforma si inserisce in un quadro più ampio di una sanità pubblica e privata che sta cedendo sotto il peso dei tagli e delle inefficienze strutturali. Il rischio di una chiusura delle strutture private accreditate non è solo un danno economico, ma una vera e propria crisi sociale, con la conseguente impossibilità per molti cittadini di accedere a cure mediche tempestive. Già oggi, troppe persone sono costrette a rinunciare a visite ed esami per motivi economici, un fenomeno che è destinato ad aumentare se il Governo non interviene tempestivamente.
Questa situazione è particolarmente grave perché, come ha sottolineato Giorlandino, le strutture private accreditate in Italia sono da tempo un elemento fondamentale per garantire l’accesso alle cure, spesso sostituendosi in pratica al servizio sanitario nazionale, che a causa delle carenze strutturali e delle lunghe liste d’attesa non è in grado di rispondere in maniera tempestiva ai bisogni dei cittadini. Il sistema privato, pur con i suoi limiti, ha sempre cercato di colmare i vuoti lasciati dal pubblico, ma con i nuovi tagli rischia di non riuscire più a garantire neanche i servizi di base.
È quindi fondamentale che il Governo Meloni riveda urgentemente il nuovo nomenclatore tariffario, evitando ulteriori danni al sistema sanitario e garantendo ai cittadini il diritto di accedere alle cure. L’attuale approccio rischia di mandare in crisi un settore che già oggi è in difficoltà e di penalizzare ancor di più coloro che non hanno i mezzi per affrontare le spese sanitarie. La salute non può essere una questione di denaro: è un diritto fondamentale che va tutelato in ogni sua forma, senza discriminazioni economiche. Il Governo ha il dovere di rispondere alle richieste di chi lavora ogni giorno per garantire il diritto alla salute e deve intervenire prima che sia troppo tardi.
La situazione che si sta delineando è quella di un Paese in cui la salute diventa un privilegio per pochi, e non un diritto per tutti. Sempre più persone sono costrette a rinunciare alle cure mediche, non solo per le difficoltà economiche personali, ma anche a causa di un sistema sanitario che non è più in grado di garantire una risposta adeguata e tempestiva. Se non si interviene subito, il rischio è che il diritto alla salute diventi un miraggio per milioni di italiani.