CRONACA - 06 novembre 2024, 10:46

Himalaya: spedizione italiana attivata per operazione di soccorso

La spedizione, sostenuta da Cva, una delle realtà più importanti nel settore dell'energia green in Italia, e da La Sportiva, leader nel settore dell'abbigliamento tecnico outdoor, ha dimostrato che l'alpinismo è molto più di una gara con le montagne

Il 7 ottobre, un gruppo di alpinisti valdostani partiva per il Nepal con l’ambizione di raggiungere la vetta del Kimshung, un’imponente montagna dell’Himalaya. Ma quella che doveva essere una spedizione di alta montagna si è trasformata in una drammatica missione di soccorso. Dopo il fallimento dei primi tentativi di ascesa, i sette alpinisti italiani si sono ritrovati a fronteggiare una richiesta di aiuto che li ha costretti a mettere da parte le loro ambizioni per intervenire a favore di altri alpinisti in difficoltà.

Venerdì 1 novembre, mentre i membri della spedizione stavano preparando l’ultima parte del loro viaggio verso il Kimshung, è giunta una chiamata d’emergenza: una cordata sul vicino Langtang Lirung era in gravi difficoltà. Immediatamente, i valdostani François Cazzanelli, Giuseppe Vidoni, Jérome Perruquet e Roger Bovard hanno sospeso i preparativi per la loro ascesa e attivato i protocolli di ricerca. Non c'era tempo da perdere. La missione di soccorso era ora la priorità assoluta.

Con un coraggio indomito, i quattro alpinisti hanno iniziato il difficile attraversamento del ghiacciaio del Lirung, cercando di individuare la via di discesa della cordata in pericolo. Nel frattempo, Francesco Ratti e Stefano Stradelli sono partiti verso il campo base degli alpinisti dispersi per cercare di stabilire un contatto e chiarire le circostanze dell’incidente. La situazione era confusa: le informazioni erano scarse e frammentarie. L’unico modo per procedere era agire con rapidità e determinazione.

Mentre le squadre di terra si facevano strada nei ghiacci, un elicottero è stato inviato in supporto. Il velivolo ha recuperato Emrik Favre per un sorvolo della zona, ma il cielo è rapidamente peggiorato, con nuvole basse e il buio che ha costretto l’elicottero a ritirarsi. A terra, anche le operazioni sono state interrotte a causa delle condizioni atmosferiche avverse. Nonostante ciò, la squadra ha deciso di proseguire al mattino successivo, ma uno degli alpinisti è riuscito a raggiungere i soccorritori, e la cordata in difficoltà ha scelto infine di proseguire autonomamente, rinunciando al supporto.

In precedenza, la spedizione italiana aveva provato ad affrontare altre due vie sul Kimshung. Dopo un periodo di acclimatamento, il 27 ottobre è stato tentato il primo assalto alla cima principale, ma il tempo avverso e il vento forte hanno costretto la cordata a rinunciare e a tornare indietro. Nonostante la delusione per il fallimento, gli alpinisti italiani non si sono arresi. Un altro gruppo, composto da Stefano Stradelli, Emrik Favre e Roger Bovard, ha deciso di tentare una via alternativa sul Kimshung Sar, con l’obiettivo di raggiungere la vetta attraverso un itinerario più impegnativo.

La “Arète Des Amoureux” e la Dedica a Elisa e Jean Daniel

Questa seconda ascensione è stata altrettanto ardua: dopo una lunga e difficile salita, il 28 ottobre, la cordata ha raggiunto la cima del Kimshung Sar a 6.305 metri, ma non senza sacrifici. La discesa si è rivelata altrettanto estenuante, con venti forti e neve instabile. Dopo 19 ore di scalata, i tre alpinisti hanno raggiunto finalmente il ghiacciaio e il campo avanzato. L'itinerario, battezzato “Arète Des Amoureux”, è stato dedicato a due alpinisti scomparsi tragicamente l'estate precedente, Elisa Arlian e Jean Daniel Pession, un gesto simbolico che ha arricchito il valore emotivo della spedizione.

La svolta decisiva è arrivata quando la spedizione italiana ha deciso di rispondere prontamente alla richiesta di soccorso. "Siamo tutti soccorritori, e nessuno di noi ha avuto dubbi su come procedere", ha dichiarato François Cazzanelli. La missione di soccorso ha preso il sopravvento sulle ambizioni personali, e la spedizione ha dimostrato che l'alpinismo non è solo una questione di vette, ma anche di solidarietà tra colleghi. Nonostante la bellezza delle condizioni ideali per la salita, i soccorritori hanno messo a rischio il loro stesso obiettivo per salvare vite umane. Un sacrificio che, seppur doloroso, è stato visto come un dovere verso i compagni di cordata.

Le previsioni meteo per i giorni successivi sono poco favorevoli: abbondanti nevicate e venti forti sono attesi sulle montagne. Le chances di un ulteriore tentativo di ascesa sul Kimshung sono ora quasi inesistenti, a meno di un miracolo meteorologico. La spedizione ha dovuto fare i conti con la durezza della montagna e con la cruda realtà che talvolta la salvezza degli altri supera la conquista delle vette.

Un'esperienza che va oltre la vettta
La spedizione, sostenuta da Cva, una delle realtà più importanti nel settore dell'energia green in Italia, e da La Sportiva, leader nel settore dell'abbigliamento tecnico outdoor, ha dimostrato che l'alpinismo è molto più di una gara con le montagne. In situazioni estreme, la vera sfida non è solo quella di raggiungere la cima, ma anche quella di rispondere prontamente alle emergenze e di lavorare insieme per il bene comune. Non è la prima volta che le spedizioni si concludono in modo diverso da quanto previsto, ma quella che si è svolta sull’Himalaya rimarrà una testimonianza indelebile di come l’alpinismo possa essere anche un atto di umanità.

 

pi/acmediapress