Scaturisce dalla fertile creatività di uno scrittore imbattibile come Francesco Ficarra questo romanzo recentissimo, coinvolgente e ricco di colpi di scena. Che esordisce citando Ronald D. Laing: «Ogniqualvolta nasce un bambino, vi è la possibilità di sfuggire alla condanna. Ogni bimbo è un essere nuovo, un profeta potenziale, un nuovo Principe dello Spirito, una favilla di luce caduta nelle tenebre esteriori. Chi siamo noi per decidere che per lui non vi sono speranze?»
Attraverso lo sguardo innocente e la candida ironia di un bambino, che abita in un colorato caseggiato popolare parmigiano, multietnico e simile a un immenso caleidoscopio, tutto preso a frequentare la quinta elementare, seguiamo vicende capaci di commuoverci e appassionarci, in un alternarsi di suspense e tenerezza. Lo stile è limpido, diretto, movimentato e incalzante, come spesso accade con gli autori emiliani.
Il piccolo protagonista vive con la bella mamma Dafne, dallo sguardo magnetico, e con papà Attilio, detto Attila, pregiudicato. La famigliola è tallonata dai servizi sociali e dalla fragilità economica. Nel rugby, e soprattutto nel Capitano, il nostro eroe trova la forza per volare più in alto, oltre le difficoltà e le ingiustizie quotidiane, grazie allo sport e all’amicizia.
Sarà proprio il Capitano a indagare sulle misteriose origini del giovanissimo atleta, a riavvolgere il tenace gomitolo sotterraneo che collega Parma a Parigi. Il passato torna ad abbracciare, imprevisto, il presente, rievocando quel tempo lontano in cui una generazione speciale tentò di cambiare il mondo. Quando «bastava una scintilla a scatenare un incendio». Se ci fossero riusciti a portare a termine il loro compito, saremmo ora più felici? Dio solo lo sa.
In quell’epoca di contestazione, tra assemblee e cortei, lo sguardo indifeso di Lucio, pacifico artista parmigiano, ha incrociato galeotto quello dell’affascinante ereditiera Christine. Tutto è iniziato così.
Francesco Ficarra ha dedicato l’opera alla cara memoria di sua madre. Di mamme è popolato il racconto, struggente nel suo realismo: Camille, la mamma onnipresente di Christine, che sfida il marito quando lui vorrebbe imporre un aborto alla figlia; Christine, che partorisce in una clinica esclusiva, dove le viene sottratta la sua bimba, appena intravista; Dafne, che dà alla luce il suo bebè in casa, perché le istituzioni non possano ghermirlo; la sfortunata madre di Lucio, morto troppo presto.
“ I vivi e i morti” è stampato da Massimo Soncini Editore per la collana Menabò. Euro 15. Pag. 253. Francesco Ficarra, bolognese, classe 1972, è un apprezzato storico e scrittore. Questo è il suo quarto romanzo.