Il disegno di legge per lo sviluppo delle zone montane, recentemente approvato dal Senato, si propone di affrontare le sfide che le aree interne del Paese devono fronteggiare, come il declino demografico e la crisi economica e sociale.
Tuttavia, nonostante le buone intenzioni, il provvedimento presenta carenze significative, in particolare la mancanza di un riferimento esplicito alla dimensione comunitaria.
Il ddl, ispirato all'articolo 44 della Costituzione, ha come obiettivo principale quello di ridurre le condizioni di svantaggio per chi risiede in queste aree, garantendo servizi essenziali come sanità e istruzione. Sono previste agevolazioni fiscali, incentivi per il lavoro agile e misure per migliorare i servizi di comunicazione. Tuttavia, l'impianto normativo, pur condivisibile, risulta inadeguato a innescare meccanismi di sviluppo ad alto impatto sociale.
Particolarmente criticabile è la mancanza di attenzione verso le dinamiche di innovazione in atto in molte aree interne. Esperienze significative di pro loco, imprese di comunità e spazi parrocchiali non vengono sufficientemente valorizzate. È fondamentale che, oltre ai sostegni alle piccole e micro imprese, vengano inclusi anche il Terzo settore e le organizzazioni che contribuiscono alla coesione sociale e al rafforzamento delle comunità.
Inoltre, l'assenza di un adeguato finanziamento rappresenta un altro punto critico. Senza risorse specifiche, una legge così articolata rischia di rimanere lettera morta.
Le aree interne, già considerate marginali, potrebbero perdere ulteriori opportunità di sviluppo se non ricevono supporto concreto.