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ATTUALITÀ POLITICA | 25 ottobre 2024, 12:52

Governo Meloni obbliga le Regioni a tagliare i servizi o aumentare le tase

Per la sanità numeri fuorvianti, risorse insufficienti per le troppe misure. Per il 2025 solo € 1,3 miliardi in più e dopo il 2026 solo briciole per il fondo sanitario. Personale sanitario e cittadini lasciati senza risposte, con la sanità pubblica in grande affanno

Governo Meloni obbliga le Regioni a tagliare i servizi o aumentare le tase

L’analisi della Fondazione GIMBE sul testo della Legge di Bilancio 2025 relativamente ai finanziamenti per la sanità.

il disegno di legge sulla Manovra 2025, il Fondo Sanitario Nazionale (FSN) prevede un incremento significativo, raggiungendo € 136.533 milioni nel 2025, € 140.595 milioni nel 2026 e € 141.131 milioni nel 2027. Tuttavia, Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE, evidenzia che tali risorse saranno in gran parte destinate ai rinnovi contrattuali del personale, lasciando inadeguate le disponibilità per attuare un piano di assunzioni straordinarie di medici e infermieri, così come per superare il tetto di spesa per il personale sanitario. L'aggiornamento delle tariffe per le prestazioni sanitarie è previsto, ma solo a partire dal 2026, mentre le limitate risorse destinate ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) potrebbero compromettere ulteriormente l’erogazione delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e di protesica.

La Fondazione GIMBE ha condotto un’analisi indipendente sui finanziamenti sanitari previsti dalla Manovra, con l’intento di offrire dati obiettivi e utili al dibattito pubblico. Secondo la Legge di Bilancio, il FSN aumenterà di € 2.520 milioni nel 2025, ma gran parte di questo aumento è già stato assegnato negli anni precedenti, rendendo fuorvianti le proiezioni future presentate. Per il 2026, ad esempio, l'incremento effettivo sarà di € 4.062 milioni, mentre per il 2027 sarà solo di € 536 milioni. Queste cifre non sono sufficienti a garantire un reale rilancio del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), che continua a essere confrontato con risorse inadeguate rispetto alle crescenti necessità della popolazione.

Inoltre, una parte delle risorse incrementali dovrà essere riservata ai rinnovi contrattuali per il periodo 2028-2030, e una quota sarà destinata a obiettivi sanitari prioritari. L’articolo 47 della Manovra prevede misure di finanziamento che, però, non sono completamente coperte dall’aumento annuale del FSN. Questo costringerà le Regioni a prendere decisioni difficili, come razionalizzare la spesa o aumentare le imposte locali per poter mantenere i servizi.

L’impatto delle misure relative al personale sanitario non è quantificabile con precisione. Tuttavia, si stima che i rinnovi contrattuali per il personale attualmente impiegato necessiteranno oltre € 7 miliardi entro il 2030. Le indennità di specificità per il personale medico e infermieristico aumenteranno, ma la loro effettiva applicazione avverrà solo a partire dal 2026. Gli stanziamenti per l'aggiornamento dei LEA e per le tariffe delle prestazioni ambulatoriali risultano del tutto insufficienti, continuando a generare ritardi nell’erogazione dei servizi.

Per quanto riguarda le misure destinate a ridurre le liste di attesa, è previsto un aumento del tetto di spesa per l'acquisto di prestazioni sanitarie da privati, ma questo potrebbe non essere sufficiente a risolvere il problema. Inoltre, la Manovra contempla il rifinanziamento del Piano pandemico, con stanziamenti che cresceranno negli anni, ma che appaiono comunque limitati rispetto alle necessità.

In conclusione, Cartabellotta sottolinea che la Legge di Bilancio sembra tradire le aspettative di professionisti e cittadini, mentre il SSN si trova in una crisi profonda. L’incremento reale delle risorse è ben al di sotto delle promesse e la mancanza di una strategia chiara per il rilancio del sistema sanitario lascia spazio a preoccupazioni sul futuro della salute pubblica. Senza un adeguato finanziamento e riforme coraggiose, l’SSN rischia di rimanere schiacciato da scelte politiche che si ripetono da oltre un decennio, minacciando così i principi di universalità ed equità che dovrebbero caratterizzare il sistema sanitario italiano.

 

red.pi.

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