/ 50 & più per il sociale

50 & più per il sociale | 25 ottobre 2024, 17:31

Le badanti invecchiano. E non c’è ricambio generazionale

Il 4° Paper del Rapporto di Assindatcolf mette in luce la crisi del lavoro domestico: 145.000 occupati in meno tra il 2021 e il 2023. Crescono i costi dell’assistenza: sempre più donne lasciano il lavoro per dedicarsi all’assistenza familiare

Le badanti invecchiano. E non c’è ricambio generazionale

L’invecchiamento della forza lavoro colpisce anche le badanti. Sempre più donne lasciano il lavoro per prendersi cura dei propri cari non autosufficienti: è uno dei dati più allarmanti che emerge dal 4° Paper del Rapporto 2024 di Assindatcolf, realizzato in collaborazione con Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. “Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico”: questo il titolo del Rapporto, presentato nelle scorse settimane.

Invecchiamento delle badanti e calo degli occupati

L’indagine si è svolta a luglio 2024, su un campione di 2.015 famiglie aderenti ad Assindatcolf e Webcolf. Il settore del lavoro domestico attraversa una fase di grave crisi: questo quanto emerge, in generale. Da un lato, c’è il calo degli occupati: secondo Istat, 145.000 in meno negli ultimi due anni. Dall’altro, di conseguenza, l’aumento dei costi: rivolgersi a una badante costa oggi alle famiglie più  del 50% del reddito mensile. Si tratta di una spesa insostenibile non solo per le famiglie a basso reddito, ma anche per il ceto medio.

Le badanti anziane e il sommerso

C’è poi un altro elemento da considerare: i lavoratori domestici – le badanti, in particolare – sono sempre più invecchiano. E non c’è ricambio generazionale. Nel 2014, il 25% delle badanti aveva meno di 40 anni e il 12% più di 60. Nel 2023, solo il 14,2% ha meno di 40 anni, mentre le over 60 sono passate dal 12 al 29,1%.

Ma oltre al fenomeno dell’invecchiamento delle badanti, non si risolve, infine, il nodo del sommerso, che continua a rappresentare più della metà del comparto: il 54%, per l’esattezza. Il lavoro domestico rappresenta il 38,3% dell’occupazione irregolare dipendente in Italia e genera un costo per la collettività pari a quasi 2,5 miliardi di euro all’anno.

Un “circolo vizioso”

Commenta il presidente di Assindatcolf, Andrea Zini: “La fotografia che ci restituisce questo studio è senza dubbio allarmante. Quella di un Paese in cui le donne sono ancora costrette a rinunciare al lavoro per occuparsi della famiglia in particolar modo per motivi economici. Un circolo vizioso che ha ricadute pesanti soprattutto sul fronte del lavoro domestico irregolare. È ormai chiara a tutti l’esigenza di una riforma generale del sistema, a partire dalla fiscalità: lo Stato deve supportare economicamente le famiglie, rendendo più accessibile e conveniente il lavoro domestico regolare. Per questo chiediamo alla Politica di mettere al centro della propria agenda, alla voce welfare familiare, deducibilità fiscale o credito d’imposta del costo del lavoro domestico”.

Chiara LUdovisi - 50&più

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore