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ECONOMIA | 22 ottobre 2024, 16:48

Farmaci equivalenti, Nomisma: “Fondamentali per la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale”

Osservatorio Nomisma: “Inconcepibile una sanità senza farmaci equivalenti. Servono misure adeguate per la tenuta del comparto che dal 2012 ha garantito 6,25 miliardi di risparmio”

Farmaci equivalenti, Nomisma: “Fondamentali per la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale”

Il ruolo dei farmaci equivalenti per la tenuta del sistema di Sanità pubblica è sempre più determinante. I dati raccolti dall’Osservatorio Nomisma 2024 sul “Sistema dei farmaci equivalenti in Italia” presentato a Roma il 17 Ottobre , in un evento che ha visto la partecipazione delle istituzioni, dell’industria e degli operatori del mondo sanitario, mostrano come è proprio grazie ai farmaci senza brevetto che il Servizio Sanitario nazionale ha potuto risparmiato oltre 6 miliardi in 12 anni.

Se consideriamo i soli farmaci di classe A, ovvero quelli interamente rimborsati, ipotizzando che tutte le confezioni di equivalenti dispensate nel 2023 fossero state vendute ai prezzi dei brand, la spesa farmaceutica sarebbe aumentata di 460 milioni di euro. E dal 2012 ad oggi la cifra avrebbe raggiunto i 6,25 miliardi.

Il rapporto Egualia-Nomisma evidenzia quindi la necessità di tutelare il comparto dei farmaci equivalenti che oggi sta affrontando grandi difficoltà legate all’impennata dei costi di produzione e agli oneri che pesano sulle imprese che producono i ‘generici’.

“Ci siamo chiesti cosa accadrebbe se i medicinali fuori brevetto scomparissero del tutto. La questione chiave è che gli equivalenti rappresentano un pilastro insostituibile del servizio sanitario del Paese, i cui benefici sono però sottostimati o ignorati”, ha spiegato Lucio Poma, chief economist di Nomisma.

Un indebolimento del sistema, ha proseguito Poma, “si tradurrebbe nell’aumento esponenziale del fenomeno delle carenze di farmaci, nella mancata accessibilità ai medicinali da parte delle classi meno abbienti e nell’impossibilità di sostenere le cure di alcune malattie croniche”.

Negli ultimi cinque anni la carenza di farmaci è diventata un problema sempre più pressante a livello globale e l’Italia è tra i Paesi più colpiti.

Nel periodo 2018-2024 il numero di farmaci a rischio carenza è più che raddoppiato, passando da poco più di 1.600 a oltre 3.700 (dati Aifa).

Quasi la metà (44%) delle carenze registrate nel 2024 è dovuta alla cessazione definitiva della commercializzazione, mentre poco più di un quarto è legata a problemi di produzione. La cessazione della commercializzazione riguarda spesso farmaci per le malattie croniche, come quelle cardiovascolari.

“Gli originator spesso non trovano economicamente vantaggioso produrre farmaci per trattare malattie meno redditizie, anche per questo equivalenti e biosimilari sono sempre più essenziali per la cura delle patologie croniche complesse”. Nel 2023, ad esempio, il 70% dei volumi dei farmaci oncologici e antidiabetici commercializzati in Europa è stato rappresentato da medicinali equivalenti, quota che sale al 82% se consideriamo i farmaci agiscono sul sistema immunitario.

“Stiamo toccando con mano ogni giorno nelle farmacie e negli ospedali – ha commentato il presidente di Egualia, Stefano Collatina – cosa significa non trovare farmaci che diamo per scontati. Dobbiamo invertire urgentemente la rotta, già in questa legge di Bilancio. Ci sono misure di sistema che possono essere introdotte senza impatto di spesa pubblica, come stabilire che le procedure di gara si svolgono per accordo quadro” e “oneri impropri che pesano sulle imprese che vanno rivisti”.

Bruno Albertinelli

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