Chez Nous - 20 ottobre 2024, 08:00

Disprezzo meloniano

La premier, al pari di Salvini, invece di affrontare le evidenti inefficienze, ha scelto di attaccare la magistratura

Giorgia Meloni ha scatenato un furioso attacco contro le recenti sentenze dei giudici romani che hanno invalidato il trattenimento di 12 migranti nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Gjader, in Albania. Questa reazione non solo evidenzia una grave incomprensione delle dinamiche istituzionali, ma mette in luce anche l'inaudita audacia di un governo disposto a perseguire obiettivi discutibili a spese della trasparenza e della legalità.

Il progetto di rimpatrio in Albania, che ha un costo previsto di 650 milioni di euro in cinque anni, è già di per sé controverso. Con 120 milioni destinati alla costruzione e gestione dei CPR, e un costo di circa 80.000 euro per ogni viaggio di trasferimento dei migranti, è chiaro che si tratta di un'operazione economicamente insostenibile e, alla luce delle sentenze, inutile. La premier, invece di affrontare le evidenti inefficienze di questa iniziativa, ha scelto di attaccare la magistratura, dichiarando che «è molto difficile dare risposte alla Nazione quando si ha l’opposizione di parte delle istituzioni». Questo approccio è non solo irresponsabile, ma pericoloso per la democrazia.

Meloni sembra ignorare che la magistratura ha il compito di garantire il rispetto delle leggi e dei diritti, anche di quelli dei migranti. Accusare i giudici di sabotare la politica migratoria del governo è un attacco diretto alla separazione dei poteri, un principio fondamentale in qualsiasi democrazia sana. L'affermazione che le istituzioni possano opporsi alle scelte del governo denota una visione autoritaria e una scarsa comprensione del ruolo di controllo che le istituzioni devono esercitare.

Inoltre, il rischio di un intervento della Corte dei Conti, sollevato dall’opposizione, è un segnale allarmante. La possibilità che i costi elevati di questa operazione possano configurare un danno erariale dovrebbe spingere il governo a rivedere le proprie scelte, piuttosto che chiudere gli occhi e lanciare attacchi contro chi cerca di fare il proprio dovere. Meloni, preoccupata per le conseguenze di questo scontro, ignora il fatto che i cittadini meritano una gestione trasparente e responsabile delle risorse pubbliche.

Le tensioni politiche sono palpabili e il rischio di una crisi istituzionale è concreto. In un momento in cui l’Europa osserva da vicino la gestione italiana dell’immigrazione, il governo Meloni sembra destinato a compromettere ogni sforzo con scelte controproducenti e dichiarazioni incendiari. Proseguire su questa linea dura, come previsto dal decreto sui “paesi sicuri”, potrebbe portare a una spirale di conflitti istituzionali, danneggiando irreparabilmente la credibilità del governo.

In un contesto così delicato, è fondamentale che il governo agisca con prudenza e rispetto per le istituzioni. L'attacco di Meloni alla magistratura non è solo un errore politico, ma un passo verso una deriva autoritaria che non possiamo permettere. La vera sfida per il governo non è quella di ignorare le sentenze della magistratura, ma di trovare soluzioni giuste e rispettose delle leggi, tutelando i diritti di tutti e gestendo in modo efficace le risorse pubbliche. La democrazia e il buon governo devono prevalere su ogni tentativo di consolidamento del potere.

piero.minuzzo@gmail.com