ATTUALITÀ POLITICA - 19 ottobre 2024, 17:05

Il Governo italiano fallisce; politiche migratorie inadeguate e costi ingiustificabili

Con la giurisprudenza europea che richiede maggiori garanzie per i migranti, si impone un ripensamento delle politiche migratorie italiane

Migranti in Albania, il centro di Gjader

La vicenda dei migranti inviati in Albania ha recentemente preso una piega significativa, culminando con la decisione del tribunale di Roma che ha ordinato il loro rientro in Italia. Il caso riguarda 12 migranti, originari di Bangladesh ed Egitto, trasferiti nel centro di rimpatrio di Gjader, in Albania, nell’ambito di un accordo fra Italia e Albania che prevede l’invio di persone provenienti da "Paesi sicuri". Tuttavia, la sezione immigrazione del tribunale ha riscontrato l’impossibilità di considerare Bangladesh ed Egitto come tali, citando la sentenza della Corte di Giustizia Europea emessa il 4 ottobre.

Questa sentenza ha stabilito chiaramente che un Paese non può essere designato come sicuro solo in parte; deve rispettare i diritti umani e le norme di democrazia in tutto il suo territorio. Di conseguenza, il tribunale ha deciso di non convalidare il trattenimento dei migranti, rimarcando che le loro nazioni d’origine non soddisfano i requisiti per essere considerati "Paesi sicuri". La Corte Ue ha inoltre evidenziato che le condizioni politiche e giuridiche di un Paese devono essere costantemente rispettate affinché possa essere considerato sicuro per i migranti.

Questa decisione ha sollevato interrogativi sulla validità e sull'efficacia dell'accordo tra Roma e Tirana, specialmente alla luce dei costi elevati coinvolti, stimati in 650 milioni di euro in cinque anni, e il fallimento del primo trasferimento, che ha comportato spese di circa 80.000 euro senza alcun risultato. La Corte di Giustizia ha sottolineato che il riconoscimento di un Paese come sicuro non può essere solo un atto formale, ma deve essere sostenuto da evidenze concrete di rispetto dei diritti fondamentali.

In sintesi, la decisione del tribunale di Roma non solo segna un’importante battuta d’arresto per il governo italiano nella gestione dei migranti, ma solleva anche dubbi sulla sostenibilità degli accordi attuali, evidenziando la necessità di un approccio più rigoroso e trasparente nella definizione dei "Paesi sicuri". Con la giurisprudenza europea che richiede maggiori garanzie per i migranti, si impone un ripensamento delle politiche migratorie italiane, in un contesto già complesso e in continua evoluzione.

pi.mi.