Da venticinque anni la rappresentazione storica di Poggio Oddone, terra di confine, coinvolge piacevolmente residenti e turisti, negozianti e artigiani, autorità e associazioni che collaborano per garantire il meglio in fatto di accoglienza, folklore, intrattenimenti per persone di ogni età.
La rievocazione storica rievoca e ricostruisce le vicissitudini di una comunità rurale del XVI secolo.
Il momento storico analizzato è determinante per lo stato sabaudo: Emanuele Filiberto, vincitore di San Quintino, aveva recentemente riottenuto il Piemonte, occupato da Francesco I durante le guerre d’Italia (Cateau Cambresis 1559), ma Francia e Spagna mantenevano ancora uno stretto controllo sull’area strategicamente importante nelle contese tra Francia e Asburgo. I francesi controllavano ancora Pinerolo e l’intera Val Perosa. Solo nel 1574 Enrico III Valois concesse al Duca la restituzione di questi territori come ringraziamento per l’accoglienza trionfale tributatagli a Torino e per la scorta di fanti e soldati sabaudi che lo accompagnò incolume fino a Lione, in una Francia dilaniata dalle guerre di religione.
Il 7 ottobre 1574 Carlo Birago, luogotenente generale di Enrico III di Valois per il Piemonte, ricette l’ordine di sgombrare Pinerolo, Perosa e Savigliano; a sua volta quest’ultimo ordinò a Francesco Birago, governatore e castellano di Perosa, di lasciare il borgo. Le chiavi del castello di Perosa furono prese in consegna dal Conte Parella di S. Martino che le consegnò al signor Pietro Turta, nominato dal Duca castellano di Perosa. Il documento porta la data 15 dicembre 1574. Da questo evento prende spunto il momento rievocativo della Nomina del Governatore. I pastori che vivevano sui monti (Delfinato, Regno di Francia) scendevano nella bassa valle per la Fiera di San Michele, il 29 settembre, nella piazza di Perosa. La fiera era un’occasione per vendere i propri prodotti: soprattutto l'attesissimo Plaisentif.
Un meraviglioso formaggio, prodotto con il latte del primo pascolo, quando nei prati sbocciavano incantevoli e profumate le violette (da cui il nome Plaisentif, il formaggio delle viole), che gli conferivano e gli garantiscono tuttora un sapore particolarmente delicato, nonostante la stagionatura piuttosto lunga per un formaggio a latte crudo. La zona perosina era di estrema importanza nel conflitto secolare tra Asburgo e Francia: Perosa era la porta di accesso alle valli alpine occidentali della penisola italica. L’estremo baluardo sabaudo contro la Francia. Il Duca di Savoia decise di vietare qualunque contatto tra alta e bassa vallata. Tale decisione, apparentemente sensata considerati i rapporti spinosi che il Duca intratteneva con la Francia, rappresentava una vera catastrofe per l’economia locale. Non bisogna dimenticare che la vallata era divisa politicamente, ma costituiva una unità dal punto di vista economico e sociale.
Proibendo ai margari di partecipare alla Fiera di Perosa, si impediva loro di ricavare un utile essenziale dal lavoro estivo, di stipulare contratti ; in poche parole queste disposizioni significavano la morte per la sofferente economia locale. Il castellano di Cesana guidò quindi una delegazione di allevatori verso Perosa per chiedere il permesso di poter commerciare, recando come dono diplomatico quanto possedevano di più prezioso: il mitico Plaisentif. Da questo episodio trae spunto la rievocazione del dono del formaggio. Si ottenne la soluzione auspicata. Possiamo definire il Plaisentif “formaggio delle viole e della pace”.
La prima cittadina, Nadia Brunetto, taglia la torta per festeggiare i primi 25 anni di Poggio Oddone
Queste, in breve, sono le vicende in cui affonda le sue radici la rievocazione di Poggio Oddone. Cuore vibrante della rassegna, la fiera del Plaisentif, il formaggio delle viole, dimenticato per secoli, poi riscoperto e proposto per la prima volta dal compianto Ivano Challier e ora prodotto da numerosi margari. Domenica 15 settembre, davanti a Villa Willy, il gruppo "La Tèto Aut" ci ha rallegrati con una serie di balli popolari, invitando anche gli spettatori ad unirsi alle danze.
Alle 16, Giuliana e Stefano della Galleria d'Arte Lilium, insieme a Piero Bertin e Marco Mastrocola, sono saliti sul palco per leggerci alcune poesie di Marco e per proporci due bei quadri di Piero: un riuscito e coraggioso tentativo di portare l'arte tra la gente. A seguire, Italo Bernardi, classe 1938, circondato dall'affetto di figli e nipoti, ha presentato il secondo libro fotografico dedicato al suo paese: un'opera composta da tante cartoline e foto in bianco e nero del tempo che fu, "C'era una volta Perosa, un secolo di immagini".
Italo custodisce con cura i Rifugi Antiaerei perosini della seconda guerra mondiale, e accompagna volentieri chiunque lo desideri a visitarli. Verso sera, abbiamo concluso festeggiando i primi venticinque anni di Poggio Oddone con la torta della pasticceria Wilma e Elio di Villar Perosa, tagliata dalla prima cittadina, Nadia Brunetto, e offerta ai presenti.
Dodici produttori hanno proposto il loro Plaisentif: la cittadinanza ha degustato e votato, dichiarando vincitori per la terza volta i fratelli Perotti di Pragelato.