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AMBIENTE | 12 settembre 2024, 11:42

Piano Regionale Faunistico-Venatorio e osservazioni dell'associazione "Ripartire dalle Cime Bianche"

Il comitato, fondato nel 2017 con l'obiettivo di tutelare l'alta Val d'Ayas e il Vallone delle Cime Bianche, si concentra sulla protezione del territorio e della biodiversità locale, opponendosi a progetti che potrebbero minacciare l'ambiente naturale della zona

Gli stambecchi a Fiéry

Gli stambecchi a Fiéry

L'Assciazione "Ripartire dalle Cime Bianche", rappresentata da Marcello Dondeynaz, ha presentato osservazioni critiche riguardo alla proposta di Piano Regionale Faunistico-Venatorio della Valle d'Aosta, attualmente in fase di valutazione nell'ambito della procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS).

"Ripartire dalle Cime Bianche" è composta da residenti, proprietari e amici storici di Ayas, con lo scopo di promuovere il rispetto e la tutela delle risorse naturali della Valle. L'associazione persegue obiettivi attraverso il coinvolgimento della comunità locale, la collaborazione con enti e associazioni, e l'organizzazione di attività di sensibilizzazione e raccolta fondi per la protezione dell’ambiente.

Osservazioni sul Piano Faunistico-Venatorio

  1. Riduzione dell'Oasi di Protezione della Fauna del Grand Tournalin Una delle principali preoccupazioni dell'associazione riguarda la proposta di ridurre la storica Oasi di Protezione della Fauna del Grand Tournalin, istituita nel 1969. La proposta del Piano prevede l'esclusione di alcune aree dalla protezione, in particolare il Vallone di Nanaz e le pendici tra il Palon di Nanaz e il Monte Croce. Secondo l'associazione, tali zone ospitano specie delicate come la pernice bianca, la coturnice e la lepre variabile. La riduzione dell'oasi appare ingiustificata senza prima condurre monitoraggi accurati sulla fauna presente e valutare l'importanza dell'area per la conservazione della biodiversità.

    Gli studi precedenti, compresi quelli legati alla valutazione di fattibilità del collegamento intervallivo Cime Bianche, hanno mostrato una grave carenza di dati faunistici. Inoltre, è stata segnalata la presenza di importanti siti di riproduzione del gallo forcello e di altre specie protette secondo la Direttiva Uccelli (2009/147/CE). Di conseguenza, l'associazione ritiene essenziale acquisire report faunistici aggiornati prima di adottare qualsiasi modifica alla protezione di queste aree.

  2. Introduzione della caccia allo stambecco Un altro punto controverso riguarda la possibile introduzione della caccia allo stambecco, un animale simbolo della Valle d'Aosta. L'associazione esprime una forte opposizione a questa ipotesi, definendola "scandalosa e inaccettabile". Lo stambecco, che fu salvato dall'estinzione proprio grazie agli sforzi della Valle, rappresenta una delle maggiori attrazioni per turisti e appassionati di montagna. L'associazione teme che la caccia possa alterare il comportamento di questi animali, rendendoli più elusivi e danneggiando l'immagine turistica della regione.

    L'introduzione della caccia allo stambecco solleva anche interrogativi in merito alla sua necessità dal punto di vista ecologico e sanitario. L'associazione chiede di chiarire se ci siano reali motivazioni legate alla conservazione della specie o a problemi di danni agricoli che giustifichino la caccia. Al contrario, l'associazione sottolinea l'importanza di preservare la diversità genetica dello stambecco, che in Valle d'Aosta rappresenta una risorsa unica, essendo l'unico luogo dove la specie non si è mai estinta.

L'associazione "Ripartire dalle Cime Bianche" invita le autorità competenti a rivedere la proposta di Piano Faunistico-Venatorio, esprimendo preoccupazione per la riduzione delle aree protette e per la possibile introduzione della caccia allo stambecco. Le osservazioni puntano a garantire una gestione più sostenibile e rispettosa della biodiversità, in linea con i valori di tutela ambientale e culturale della Valle d'Aosta. L'associazione ribadisce che decisioni di tale portata devono essere precedute da studi approfonditi e trasparenti, in modo da proteggere le specie a rischio e il patrimonio naturale del territorio.

In un'epoca in cui la consapevolezza ambientale è crescente, l'associazione si oppone fermamente a interessi corporativi minoritari che potrebbero compromettere il delicato equilibrio ecologico della regione, auspicando un futuro in cui la conservazione prevalga sulla logica di sfruttamento.

pi/red

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