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Governo Valdostano | 07 settembre 2024, 14:49

Testolin: L’Autonomia della Valle d’Aosta è il pilastro della nostra identità

La Valle d’Aosta ha accolto il Presidente della Repubblica per l’Ottantesimo anniversario della Resistenza, della Liberazione e dell’Autonomia

Testolin: L’Autonomia della Valle d’Aosta è il pilastro della nostra identità

In occasione dell’Ottantesimo anniversario della Resistenza, della Liberazione e dell’Autonomia, la Valle d’Aosta ha avuto l’onore di accogliere il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha partecipato a una serie di celebrazioni commemorative. La giornata, carica di significato storico, ha rappresentato un momento importante per riannodare i fili di una storia plurisecolare, caratterizzata da una forte identità e specificità culturale e linguistica.

Il Presidente della Regione Valle d'Aosta, Renzo Testolin, nel suo intervento al Teatro Splendor di Aosta, ha sottolineato quanto sia significativo il legame della comunità valdostana con le proprie radici storiche e istituzionali. Testolin ha accolto il Presidente Mattarella, ribadendo come la presenza del Capo dello Stato rappresenti un riconoscimento importante per la regione.

"Le celebrazioni dell’Ottantesimo vedono dunque oggi, Signor Presidente, la sua presenza in Valle d’Aosta in una data carica di significato," ha dichiarato Testolin, ricordando l’importanza del decreto legislativo luogotenenziale n. 545 del 7 settembre 1945, che sancì l’autonomia della Valle d’Aosta con un ordinamento amministrativo speciale.

Testolin ha evidenziato che l’autonomia valdostana non è solo un retaggio storico, ma una realtà viva che si rinnova continuamente. Dopo il periodo buio del fascismo, la Valle ha saputo riscoprire la propria essenza, riaffermando la sua identità culturale e linguistica. La comunità valdostana, fortemente legata al territorio, ha saputo accogliere e integrare chi, nel corso del tempo, ha scelto di fare della Valle d’Aosta la propria casa. Questa capacità di inclusione, in un contesto plurilingue, è un segno distintivo del profondo senso identitario che caratterizza la regione.

L'intervento di Testolin

Signor Presidente della Repubblica,
autorità civili, militari, Sua Eccellenza il Vescovo, Sindaci, Signore e Signori, è con grande emozione e orgoglio che siamo qui oggi a celebrare questa ricorrenza così importante per la nostra comunità, un momento che ha l’ambizione di dare la giusta evidenza al fil rouge tra la storia e il futuro di questa Regione. La ringraziamo, Signor Presidente, per questo suo importante e prezioso gesto di attenzione e di vicinanza, che l’ha portata qui, ad Aosta, a condividere un percorso di celebrazione riguardante le radici storiche, istituzionali e morali della Regione autonoma, che mi onoro oggi di rappresentare.

L’appuntamento odierno si inserisce in un calendario di eventi che celebra l’80º anniversario della lotta di Resistenza, della Liberazione dal nazifascismo e dell’Autonomia della Valle d’Aosta. Un percorso, oggetto di una specifica legge regionale, che si sviluppa in cinque anni e che parte dal ricordo della sottoscrizione, il 19 dicembre 1943, della Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine, conosciuta come Carta di Chivasso, fino a giungere alla promulgazione dello Statuto speciale per la Valle d’Aosta il 26 febbraio 1948 da parte del primo Presidente della Repubblica, Enrico De Nicola.

La Sua presenza, Signor Presidente, ci offre dunque un’autorevole occasione per riannodare i fili della nostra plurisecolare storia, caratterizzata da identità e specificità culturali, linguistiche e politico-istituzionali, inserendo questo recupero della memoria in una riflessione più ampia sulle prospettive della nostra autonomia.

Oggi vogliamo cercare di trasmettere non soltanto una fotografia in bianco e nero di momenti storici che Lei conosce molto bene, ma vorremmo essere capaci di renderla partecipe del sentimento, della passione e dell’entusiasmo che ha caratterizzato, nel tempo, la specificità del nostro territorio, di cui la rappresentazione introduttiva proposta dai giovani del gruppo teatrale Digourdì, che voglio ringraziare, ci ha offerto un’efficace sintesi.

Il processo storico che portò al riconoscimento a livello costituzionale del principio dell’autonomia regionale, speciale e ordinaria, e all’approvazione dello Statuto speciale di autonomia, realizza, al di là delle norme specifiche, alcuni principi sanciti dalla legge fondamentale della nostra Repubblica.

La reconnaissance du plurilinguisme comme élément d'égalité affirme constitutionnellement notre parcours historique de terre de frontière et nous identifie encore aujourd'hui comme un élément important de liaison dans ce plan de collaboration entre l'Italie et la France que vous, Monsieur le Président, avez voulu relancer à travers le traité du Quirinal.
La langue française demeure donc l'aspect le plus caractéristique de la spécificité valdôtaine, développée sur notre territoire en même temps et de la même manière que dans les autres régions francophones des Alpes occidentales : un patrimoine culturel qui situe pleinement notre région dans le domaine de la francophonie mondiale et qui s'accompagne de la pratique encore vivante des dialectes francoprovençaux et germaniques, dont l'importance est aujourd'hui reconnue au niveau législatif.

La natura montana del territorio valdostano è poi indubbiamente alla base delle particolari “condizioni geografiche” evocate negli atti fondativi dell’autonomia speciale, che riguardano anche il suo dualismo, efficacemente sintetizzato dalla locuzione “cellule et carrefour”: il carattere di "cellula conservativa" dei valori della civiltà alpina, costretta in passato a lunghi periodi di isolamento, e al tempo stesso "antico crocevia di comunicazioni" tra il Nord Europa e la penisola italiana, attraverso i colli e, oggi, anche attraverso i trafori alpini.

Un ruolo transnazionale enfatizzato dalla fissazione, in tempi relativamente recenti, degli attuali confini di Stato. Anche questa nostra peculiarità oggi deve essere ascoltata e considerata, soprattutto nella predisposizione delle nuove normative sulla montagna, perché alle condizioni geografiche sono evidentemente collegate le condizioni economiche e la necessità di sostenere la produttività delle aziende locali e di importare gran parte dei beni di consumo. Da qui anche la previsione statutaria della zona franca e di un particolare regime fiscale e finanziario, principio recentemente rilanciato attraverso il dialogo che la Commissione Paritetica, prevista dal nostro statuto di autonomia, ci mette a disposizione come un momento di confronto privilegiato tra Stato e Regione.

Benché non esplicitamente menzionata tra le motivazioni dell’autonomia regionale attuale, va infine ricordata l’antica e persistente tradizione di autogoverno, che si sviluppò sin dalla fine del XII secolo, stimolata dalla necessità di risolvere localmente le problematiche comunitarie prodotte dalle difficili condizioni ambientali. Tradizione che si è pienamente espressa con l’istituzione, nel 1536, del Conseil des Commis, con ampi poteri di governo.

Fu tale tradizione autonomista, così come il desiderio di salvaguardare l’identità locale, a nutrire la cultura politica del gruppo di intellettuali, professionisti, sacerdoti, contadini e operai, che formarono, sin dalla metà degli anni ’20 del secolo scorso, un nucleo di resistenza che prese il nome di “Jeune Vallée d’Aoste”. Con la caduta del regime, fu la saldatura tra questo gruppo e le altre componenti dell’antifascismo presenti sul territorio a caratterizzare il movimento resistenziale in Valle d’Aosta in senso fortemente autonomista e ad assicurargli il necessario consenso popolare, malgrado l’assassinio del leader della “Jeune Vallée d’Aoste” Émile Chanoux, convinto sostenitore del pensiero federalista e del ruolo pacificatore di “ponti tra le nazioni” da affidarsi alle minoranze linguistiche.

Le celebrazioni dell’ottantesimo vedono dunque oggi, Signor Presidente, la sua presenza in Valle d’Aosta in una data carica di significato. Come ricordato, il 7 settembre del 1945 veniva, infatti, promulgato il decreto legislativo luogotenenziale n. 545. Fu con questo atto normativo che la Valle d’Aosta venne costituita come circoscrizione autonoma con un ordinamento amministrativo speciale, “entro l’unità politica dello Stato italiano, sulla base dell’eguaglianza dei diritti di tutti i cittadini italiani e che ispirano la vita della Nazione”.

Questo riconoscimento di originalità della nostra Valle riemerge sicuramente con forza da due elementi. Il primo è la consapevolezza della propria storia, una consapevolezza che, a valle della pesante parentesi di soffocamento e annichilimento sociale attuato dal regime fascista, ha saputo far riemergere lo spirito e l’essenza di un popolo da sempre ancorato al suo territorio, alla propria cultura, alle proprie lingue e alla sua capacità di accogliere e di integrare chi, nel tempo, ha deciso di fare della Valle d’Aosta la sua nuova casa, cercando di inserirsi in un contesto originale e plurilingue caratterizzato da un profondo senso identitario.

Il secondo elemento è stata la capacità del Decreto di riconoscere alla nostra Regione la possibilità di riappropriarsi e di vedere salvaguardate queste sue prerogative ripartendo da un semplice ma essenziale elemento: la riassegnazione ai 46 Comuni della circoscrizione autonoma della Valle d’Aosta delle originarie denominazioni, indicate accanto a quelle del regime fascista, quasi a voler segnare la nettezza dell’imposto cambiamento e la rinnovata attenzione e il rispetto verso il popolo e il territorio valdostano.

L’Autonomia si consolida poi con la Costituzione repubblicana e con lo Statuto speciale, del cui disegno di legge costituzionale fu relatore Emilio Lussu, fervente autonomista, scrittore e politico, eletto nelle liste del Partito Sardo d’Azione.

Questa è la genesi della nostra Autonomia e le ragioni della sua rinascita, della sua evoluzione e del suo sviluppo.

In un contesto, quello attuale, nel quale il tema dell’autonomia torna a costituire materia di serrato confronto politico e istituzionale, vorremmo cogliere anche questa occasione celebrativa per interrogarci insieme a Lei sul futuro che si prospetta per le Regioni e, soprattutto, per le Regioni a cui, sin dall’origine, furono attribuite condizioni particolari di autonomia.

La Valle d’Aosta guarda con interesse a un ulteriore ampliamento delle attribuzioni delle Regioni a statuto ordinario, per quella particolare attenzione alle specificità e particolarità che hanno sempre caratterizzato la nostra storia.

Per noi, differenziazione e particolarismo non devono, però, essere visti come causa o conseguenza di privilegi o spaccature, ma piuttosto come un’opportunità per arricchire un’organizzazione della Repubblica in cui la ripartizione verticale dei poteri pubblici è naturalmente differenziata e capace di valorizzare le specificità e le sfumature che sono la ricchezza di un popolo e non elementi da appiattire.

Il percorso intrapreso dovrebbe dunque aprire ulteriori prospettive per le Autonomie speciali, per beneficiare dei più ampi margini di autonomia assegnati alle Regioni dalla riforma costituzionale del Titolo V.

Crediamo che la lungimiranza di chi ha approvato il nostro Statuto speciale sia stata ripagata nel tempo da una corretta assunzione di responsabilità e da un autogoverno che meritano oggi di essere consolidati e, laddove possibile, ampliati e rilanciati.

L’obiettivo è di valorizzare ancora di più la specificità del nostro territorio in chiave moderna, ma nel rispetto di quella visione costituzionale che, 80 anni fa, a valle di momenti tragici combattuti dalla Resistenza e superati anche grazie alla tenacia e ai sacrifici di una comunità che ha saputo reagire all’omologazione e ai soprusi, oggi possa ancora contare sul sostegno, l’attenzione e la sensibilità di un sistema repubblicano attento alle differenze che Lei tanto bene rappresenta, Signor Presidente.

La ringrazio pertanto di cuore per la sua presenza tra noi oggi, a ricordo di un momento così importante e carico di significato per la Valle d’Aosta.
Votre sensibilité institutionnelle et votre attention nous suggèrent une proximité particulière avec notre réalité qui, en regardant son passé, pourra ainsi, à l'avenir également, maintenir son identité forte et conserver intacts les valeurs de démocratie et de liberté sur lesquelles elle a été fondée.
Merci, Monsieur le Président.

L’evento ha poi proseguito con l’intervento del Presidente Mattarella

Il Presidente della Repubblica ha reso omaggio al ruolo storico della Valle d’Aosta nella costruzione dell’Italia. Mattarella ha sottolineato come la regione, già protagonista durante il Risorgimento e la Prima guerra mondiale, abbia saputo preservare e promuovere i valori della montagna, divenendo un crocevia di scambi e incontri. "Orgogliosa custode della propria autonomia," ha affermato Mattarella, la Valle d’Aosta ha saputo ottenere il riconoscimento dei propri diritti, contribuendo con sacrificio e tenacia alla difesa della libertà e dell’unità della Patria.

La giornata si è conclusa con l’inaugurazione della nuova sede dell’Università della Valle d’Aosta, un evento che ha ulteriormente sottolineato l’importanza della cultura e dell’istruzione nella valorizzazione dell’autonomia.

Nell’area antistante la nuova sede dell’Università della Valle d’Aosta, di recente denominata Jardin de l’Autonomie, il Presidente della Repubblica ha incontrato i tanti cittadini che hanno voluto rendere omaggio con la loro presenza al Capo dello Stato, prima di fare ingresso nell’ateneo, dove ha assistito alla lectio magistralis del professor Erica Carpano, alla presenza del Presidente della Regione Renzo Testolin, della Giunta regionale, del Presidente del Consiglio Valle Alberto Bertin, del Presidente del Celva Alex Micheletto, della Rettrice Manuela Ceretta, del progettista della nuova sede universitaria Mario Cucinella, del corpo docente, del personale tecnico amministrativo e di un gruppo di studenti dell’ateneo valdostano.

La nuova sede dell’Università, progettata da Mario Cucinella, rappresenta un simbolo tangibile del continuo impegno della Valle d’Aosta verso l’innovazione e la promozione culturale, rafforzando il legame tra tradizione e modernità, in uno spirito di apertura verso il futuro.

 

pi.red.

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