Parte prima: L’Autonomia
Differenziata (legge n. 86 del 26.6.2024) non è altro che il riconoscimento da parte dello Stato dell’attribuzione a una Regione a statuto ordinario di autonomia legislativa sulle materie (20) di competenza concorrente e su tre materie di competenza esclusiva dello Stato (giustizia della pace, istruzione e ambiente).
L’articolo 11 di questa legge afferma inoltre che l’Autonomia differenziata trova applicazione anche alle regioni a Statuto speciale e alle Province autonome.
Secondo alcuni costituzionalisti questa legge pone essenzialmente problemi di natura finanziaria. Infatti per l’individuazione dei beni, delle risorse umane, strumentali e finanziarie di queste autonomie speciali è prevista l’istituzione di una Commissione paritetica Stato-Regioni- Autonomie con il compito di formulare proposte in merito.
Uno dei temi principali diventa allora quello di passare finanziariamente dalla spesa storica delle regioni (quella effettiva) alla spesa standard (quella media dei Comuni della stessa fascia di popolazione). Ma prima bisogna stabilire, in nome del principio di solidarietà ed eguaglianza, i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) sul territorio.
Anche lì si stanno raccogliendo le firme referendarie per la abrogazione. La ragione principale (udite, udite) è nelle parole del Presidente del Consiglio regionale della Regione sarda: “L’autonomia riconosciuta alla Sardegna non dve essere persa, ma oggi è messa duramente in pericolo”. “L'Autonomia Differenziata di fatto elimina le regioni a Statuto speciale e questo significa cancellare la nostra specialità”. “La lotta contro questa legge deve aiutarci a svegliare le coscienze”.
Per la raccolta delle firme per il referendum si sono aggregate anche CGIL e UIL sarde, associazioni varie e una parlamentare del PD. Penso che ci sia da riflettere molto su tutto ciò specie se ci rivolgiamo alla realtà valdostana.