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Il rosso e il nero | 25 giugno 2024, 08:00

Le autonomie indifferenziate

Siamo autonomi tutto allo stesso modo ed è per questo che parlo di "autonomie indifferenziate" più che "differenziate"

Le autonomie indifferenziate

Non mi so spiegare quel certo entusiasmo che in Valle, a livello politico, ha accolto l'approvazione della legge sulla autonomia differenziata delle regioni. E ritengo invece encomiabile l'astensione espressa in Parlamento dal deputato valdostano Manes, poco convinto della bontà della legge.

Si ha infatti la sensazione che con questa legge siano stati messi in forse gli statuti speciali costituzionalmente riconosciuti alle cinque regioni storiche italiane, compresa la Valle d'Aosta.

Mi spiego meglio: nel momento in cui si riconosce autonomia legislativa a tutte le regioni su tutte le materie, cessa la specificità di alcune regioni perchè in forza di questa legge tutte le regioni diventano speciali. E le specificità attuali delle cinque regioni riconosciute costituzionalmente per storia, lingue, orografia e collocamento di confine sono andate a farsi benedire.

Siamo autonomi tutto allo stesso modo ed è per questo che parlo di "autonomie  indifferenziate" più che "differenziate". Certo, sarà possibile fare cose che prima avrebbero richiesto sforzi e sacrifici.

Sanità e Scuola, per esempio, diventeranno cosa nostra, visto che già paghiamo gli stipendi a insegnanti e personale sanitario, ma andate a convincere i nostri sindacati ideologizzati ( il '68 non finisce mai) della possibilità di passare dal contratto di lavoro nazionale a quello regionale.

Altro esempio: in Veneto, la regione più propensa all' autonomia, già si è levata la protesta dei vigili del fuoco che non vogliono saperne di contratto regionalista, mentre preferiscono quello attuale nazionale. Ed è quello che vorrebbero anche i nostri vigili del fuoco, che prima hanno lottato per essere regionalizzati e ora si battono per il più conveniente contratto nazionale.

Non è poi chiaro, per quanto riguarda la modifica o attuazione di alcune norme statutarie, che senso avrebbe più da noi la Commissione Paritetica Stato-Regione, a meno che non la si voglia trasformare nell'organo che gestirà le varie materie per le quali si richiederà maggiore autonomia.

Ogni regione dovrà fare i conti con quanto incassa dalle proprie tasse e qui cominciano i guai delle regioni del Sud.

Dovranno darsi una regolata e recuperare in termini di lotta all'evasione, ai contratti in nero per l'agricoltura e di autorevolezza della classe dirigente per la cosa pubblica.

Certo, la legge prevede che andranno garantiti i cosiddetti livelli essenziali di prestazioni (lep) tra Nord e Sud, ma qui siamo nel campo della "araba fenice" e non so se mi spiego.

Romano Dell'Aquila

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