L'incontro Governo/Sindacati sul preannunciato taglio delle pensioni a diverse categorie del pubblico impiego si è concluso senza giungere ad una cancellazione dell'ormai fatidico articolo 33 della legge di bilancio per il 2024. Alcune promesse sono state fatte, ma si tratta di promesse parziali che, a detta dei Sindacati, non risolvono affatto il problema.
Il Governo sembra orientato a concedere qualcosa per chi dal 2024 andrà in pensione di "vecchiaia" (cioè con l'anzianità contributiva e con i limiti di età previsti dalle norme attuali). Per questi, quindi, resterebbe la quota di pensione calcolata con il migliore sistema retributivo anche per i periodi di attività antecedenti il 1996.
Ma anche gli infermieri sono sul piede di guerra perché, fatti i conti con le eventuali nuove norme, si vedrebbero ridotta la loro pensione di almeno 300 euro al mese. Se non ci saranno ravvedimenti e modifiche radicali nella paventata nuova normativa, medici e infermieri scenderanno in sciopero il 5 dicembre prossimo o, se possono, andranno in pensione entro il 31 dicembre 2023, prima cioè che scatti il temuto taglione.
Nessuna novità sostanziale, invece, per ciò che riguarda i dipendenti di Comuni e Regioni, i dipendenti di alcune categorie della scuola e degli ufficiali giudiziari (salvo la opzione per la pensione di "vecchiaia").
Silenzio assoluto, infine, per garantire una pensione
Insomma, se una volta la pensione era una certezza, ora è solo un rischio.