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ECONOMIA | 20 settembre 2023, 12:18

Tassa sui rifiuti, TARI: informazioni utili per cittadini e imprese

Focus sulla tassa comunale sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Che cos’è, come pagarla, come si calcola e tutte le informazioni da conoscere in vista delle scadenze 2023. L'utile guida di Confcommercio

Tassa sui rifiuti, TARI: informazioni utili per cittadini e imprese

La TARI, acronimo di Tassa sui Rifiuti, sostituisce la TARES ed è l’imposta destinata a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.

Da gennaio 2014, infatti, la TARI è andata a sostituire le precedenti tasse che venivano pagate al Comune dai cittadini, dalle aziende e dagli enti come pagamento per il servizio sia di raccolta che di smaltimento dei rifiuti. Parliamo delle tasse che sono individuate con gli acronimi di TARES (Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, TIA (Tariffa di igiene ambientale) e TARSU (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani). In particolare la TARI ha sostituito la TARES, una tassa che è rimasta in vigore solo nel 2013.

Sul sito del Dipartimento delle Finanze sono disponibili le "Linee guida interpretative per l'applicazione del comma 653 dell'articolo 1 della legge numero 147 del 2013" (testo in pdf), realizzate in collaborazione con Ifel e Sose. I nuovi aggiornamenti faciliteranno l'attuazione, da parte dei Comuni, dei piani finanziari e delle tariffe TARI per il quadriennio 2022-2025 .

Chi deve pagarla

 

Ogni Comune determina le tariffe in base a superficie e quantità di rifiuti prodotti o a quantità e qualità di rifiuti per unità di superficie, in relazione ad usi e tipologia delle attività e al costo del servizio sui rifiuti.

Il pagamento della TARI, ai sensi dell'art. 1 c. 641 L. n. 147/2013, spetta a chiunque sia in possesso, o detenga a qualsiasi titolo (ad esempio, locazione, comodato d’uso, usufrutto, proprietà, ecc.), locali o aree scoperte suscettibili di produrre rifiuti urbani. Per essere più specifici, deve pagare la TARI chi possiede:

  • locali, da intendersi tutte quelle strutture fissate al terreno e chiuse almeno su tre lati;
  • aree scoperte, ovvero aree su cui non sono presenti edifici o strutture edilizie, spazi circoscritti che non rappresentano parte integrante del locale, destinati a qualunque utilizzo, che forniscono rifiuti urbani e assimilati.

È obbligato a pagare la TARI chiunque occupi l’immobile, a prescindere se sia inquilino in affitto o proprietario. Nello specifico, è obbligato al pagamento:

  • il proprietario dell’immobile che occupa l’immobile;
  • l’affittuario che possiede un contratto di locazione superiore a 6 mesi. Qualora, infatti, l’inquilino abbia un contratto di locazione inferiore a 6 mesi non è costretto a pagare la TARI, in quanto spetterebbe al proprietario dell’immobile. Chi utilizza, infatti, l’immobile per un periodo inferiore oppure uguale a 6 mesi, non è costretto a pagarla poiché la tassa spetta per intero solo al proprietario.

Chi è escluso dalla tassazione

Sono invece escluse dal pagamento della TARI le aree oggettivamente inutilizzabili e che, quindi, sono escluse dal servizio pubblico di nettezza urbana:

  • le aree scoperte pertinenziali o accessorie a civili abitazioni, come ad esempio le cantine, le terrazze scoperte, i balconi, i giardini, i cortili o anche i posto auto scoperti. Questo non vale per le aree utilizzate per attività economiche (come il cortile di una fabbrica), che sono invece sempre tassate;
  • le aree condominiali comuni (di cui all’articolo 1117 del Regio Decreto 16/03/1942, n. 262 "Codice Civile") che non siano utilizzate oppure occupate in via esclusiva, quali androni dei palazzi, gli stenditoi, gli ascensori, le scale di accesso, luoghi di passaggio o altri luoghi che sono considerati in comune tra i condomini.

Come si calcola

Il cittadino non è tenuto al calcolo della TARI, dal momento che è il Comune a calcolare l’importo della tassa e ad inviargli l’avviso di pagamento. Ogni Comune determina le tariffe in base a superficie e quantità di rifiuti prodotti o a quantità e qualità di rifiuti per unità di superficie, in relazione ad usi e tipologia delle attività e al costo del servizio sui rifiuti.

Il principio fondamentale per l’applicazione della TARI, secondo l'art. 1 c. 652 L. n. 147/2013 è quello in base al quale “chi inquina paga”. I Comuni possono determinare la propria tariffa commisurando la tassa al costo del servizio e alla quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie. Si considera assoggettabile al tributo la “superficie calpestabile” di unità immobiliari, iscritte o iscrivibili nel catasto urbano, suscettibili di produrre rifiuti. Non viene considerata, quindi, la porzione di immobile dove si formano, in via continuativa e prevalente, rifiuti speciali.

La superficie calpestabile rappresenta la base di calcolo della tassa sui rifiuti, poiché fa riferimento ai metri quadrati netti all’interno delle mura. Nel caso di utenze domestiche, oltre alla superficie dell’immobile si tiene conto anche del numero di occupanti. Sono considerate attendibili, nonché fonti per l’applicazione della TARI, le superfici che sono state accertate o dichiarate al momento del pagamento delle precedenti tasse (TARES o TARSU). Fanno eccezione le variazioni avvenute in seguito.

La stessa normativa sulla tassa sui rifiuti conferma quanto appena sostenuto:

Per l’applicazione della TARI si considerano le superfici dichiarate o accertate ai fini dei precedenti prelievi sui rifiuti. Relativamente all’attività di accertamento, il comune, per le unità immobiliari iscritte o iscrivibili nel catasto edilizio urbano, può considerare come superficie assoggettabile alla TARI quella pari all’80 per cento della superficie catastale determinata secondo i criteri stabiliti dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 marzo 1998, n. 138.

Come già anticipato, è il Comune di appartenenza a calcolare le tariffe della TARI, sulla base dei principi previsti dal Decreto del Presidente della Repubblica 27/04/1999, n. 158. Le tariffe sono diverse e si dividono in due categorie:

  • utenze non domestiche, quelle appartenenti alle varie attività: industriali, professionali, artigianali e commerciali;
  • utenze domestiche, ovvero tutte quelle superfici che sono predisposte ad abitazioni civili e pertinenze.

Ognuna delle suddette categorie (utenze domestiche e non domestiche) è sottoposta a tassazione. La tariffa dipende dal costo del servizio reso ed è composta di due parti, una parte fissa e una variabile.

La parte fissa è determinata in base alle corrispondenti essenziali del costo del servizio, riferite in particolare agli investimenti per le opere e dai relativi ammortamenti; la parte variabile, invece, serve a finanziare quei costi, per l’appunto variabili, come il trasporto dei rifiuti, la raccolta, il riciclo e lo smaltimento, è calcolata in relazione alla quantità di rifiuti attribuiti, al servizio fornito e all’entità dei costi di gestione (art. 3 c. 2 d.p.r. n. 158/1999).

C’è da aggiungere, poi, che alla TARI viene applicato anche l’addizionale provinciale, nella misura del 5% dell’imposta. Tale cifra sarà corrisposta alla Provincia per i servizi che svolge per la protezione, tutela e igiene ambientale (articolo 19 del Decreto Legislativo 30/12/1992, n. 504).

Come calcolare la TARI per utenze domestiche

La superficie "calpestabile" dei locali (i metri quadrati netti interni alle murature) viene moltiplicata per la parte fissa unitaria. A quest’ultima viene poi aggiunta la parte variabile, ovvero quella parte che viene decisa in base al nucleo familiare e a quanti componenti di esso occupano l’immobile. Infine, deve essere aggiunto il 5% corrispondente al tributo provinciale per le funzioni e i servizi che offre (articolo 19 del Decreto Legislativo 30/12/1992, n. 504).

Come calcolare la TARI per utenze non domestiche

La superficie “calpestabile” dei locali (i metri quadrati netti interni alle murature) viene moltiplicata per la parte fissa unitaria della categoria a cui appartiene. La classificazione segue le 30 categorie merceologiche del Decreto del Presidente della Repubblica 27/04/1999, n. 158. Va aggiunto, poi, al risultato il prodotto tra la parte variabile della categoria e la superficie dei locali. Infine si deve sommare anche il 5% del tributo provinciale per i servizi di tutela, protezione e igiene ambientale (articolo 19 del Decreto Legislativo 30/12/1992, n. 504).

Nuove regole per il calcolo dal 2020

Sul sito informativo dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) è possibile, dal 4 dicembre 2020, consultare istruzioni utili per stabilire la somma della tassa.

Nel 2020 è stata introdotta una nuova riforma delle regole per calcolare la TARI. Arera, infatti, con la Deliberazione n. 443 del 31 ottobre 2019 ha introdotto il MTR, ovvero il Metodo Tariffario per il servizio integrato di gestione dei Rifiuti (scarica il PDF aggiornato del MTR). Un metodo utile per identificare i costi efficienti di esercizio e di investimento in riferimento al periodo 2018-2021. Inoltre vengono fornite informazioni sull’aggiornamento dei valori monetari e sulle eccezioni previste per far fronte all’emergenza Covid-19 estese al 2021.

Le novità introdotte nel 2020 sono:

  • revoca della categoria di rifiuti speciali assimilati agli urbani;
  • novità sulle somme non versate e non recuperate dai comuni che gravano sugli importi richiesti ai cittadini;
  • modifiche nella definizione di rifiuto urbano;
  • norme di trasparenza più chiare per gli utenti.

Scadenze TARI 2023

Le scadenze per il pagamento della TARI 2023 sono fissate dai singoli Comuni, sulla base di logiche amministrative locali. Se, quindi, il calcolo e le modalità di pagamento sono disciplinate a livello nazionale, per quanto riguarda le date di scadenza della tassa sui rifiuti bisogna far riferimento ai regolamenti e alle informazioni fornite dal proprio Comune.

In linea di massima è possibile individuare i casi più comuni, dividendo la TARI in tre tempistiche diverse:

  • 1° rata da pagare entro la fine di aprile;
  • 2° rata da pagare entro la fine di luglio;
  • 3° rata è il saldo da versare entro la fine dell'anno.

Ad ogni modo per avere conferme sul calendario delle scadenze, ricordiamo di attenersi alle indicazioni del Comune di riferimento. Inoltre gli enti locali hanno modo di personalizzare ulteriormente il calendario delle scadenze con proroghe che, talvolta, possono essere previste a livello locale. Esempio lampante è stato il 2020, in cui i versamenti sono stati frammentati nel corso dell'anno a causa dell'emergenza Covid-19.

In ogni caso, almeno una rata deve essere fissata in data successiva al 30 novembre, eventualmente anche nell'anno successivo.

Come pagarla

Il pagamento della tassa sui rifiuti non segue un calendario univoco per tutti i Comuni, poiché ogni Comune stabilisce le proprie scadenze, oltre all’importo da versare. Ad essere diverse da Comune a Comune sono anche le modalità di pagamento e, dunque, come procedere al pagamento della TARI. In particolare, tra i sistemi di pagamento a disposizione troviamo:

  • pagamento della TARI con bollettino postale;
  • pagamento con MAV;
  • pagamento con modello F24.

Il modello F24

Per procedere al pagamento della tassa sui rifiuti con modello F24, occorre un codice tributo da utilizzare per la compilazione. Il codice è 3944 da inserire nella “SEZIONE IMU ED ALTRI TRIBUTI LOCALI”. (fonte Confcommercio)

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