Il rosso e il nero - 31 gennaio 2023, 13:51

IL SALARIO DEGLI INSEGNANTI… ANCHE CHEZ NOUS

Quello che mi interessa mettere in evidenza è che in Italia un regionalismo differenziato già esiste ed è quello delle regioni a statuto speciale, che potrebbero in materia di scuola già legiferare

Con il termine “salario” si intende normalmente la remunerazione del lavoro dipendente operaio (i cosiddetti colletti blu); con il termine “retribuzione” si intende la remunerazione, sempre di lavoro dipendente, però di natura impiegatizia o funzionale (i cosiddetti colletti bianchi). La paga degli insegnanti, al giorno di oggi, più che una retribuzione è un vero e proprio salario nei termini sopra riportati.

Nella media si tratta di poco più di 1700 euro netti mensili, la metà di quanto percepiscono gli insegnanti in Germania e in Olanda e il 22% in meno di quanto percepiscono i colleghi nel resto d’Europa. E stiamo parlando di insegnanti nella maggior parte con il titolo di laurea. Una situazione del genere è solo uno, ma importante, degli aspetti che collocano nel nostro Paese gli insegnanti negli ultimi posti della scala sociale.

Finalmente qualcuno al governo ha posto il problema del trattamento economico della classe insegnante e vi avrebbe trovato la soluzione nel regionalismo differenziato che consentirebbe alle regioni a statuto ordinario di chiedere e ottenere maggiori competenze anche in materia scuola. Ora non è il caso di addentrarci nella questione già in corso di dibattito nazionale. Quello che mi interessa mettere in evidenza è che in Italia un regionalismo differenziato già esiste ed è quello delle regioni a statuto speciale, che potrebbero in materia di scuola già legiferare.

In Valle d’Aosta, per esempio, una legge consente alla Regione di legiferare in maniera esclusiva sul rapporto di pubblico impiego. Esiste infatti in Valle un Comparto Unico che si occupa del trattamento giuridico ed economico dei dipendenti comunali e regionali.

Perché allora non rendere regionale anche il rapporto di lavoro della scuola valdostana visto che (e sottolineo questo aspetto) le retribuzioni di questo personale sono già a carico del bilancio regionale e non di quello dello Stato? Si riuscirebbe così a dare dignità e vera cittadinanza a questo personale con gli adeguamenti retributivi necessari attraverso un contratto regionale.

Ma chi si oppone a questa riforma? Un certo modo di intendere la politica “autonomista”, si fa per dire, e - incredibile a dirsi - i sindacati regionali confederali (ad eccezione mi pare del SAVT) ancora malati di un malinteso e vetero sessantottisimo.

Romano Dell'Aquila