FEDE E RELIGIONI - 14 settembre 2022, 08:00

Papa Francesco in Kazakhstan: La pace è via di sviluppo tra le follie dei conflitti

Nel primo discorso rivolto alle autorità il Papa definisce lo Stato asiatico "Paese dell'incontro" e si fa portatore del grido contro la guerra in Ucraina: servono leader capaci di generare un nuovo “spirito di Helsinki”. La democrazia e la modernizzazione non siano relegati a proclami, ma siano concreto servizio al popolo

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Vengo come pellegrino di pace, in cerca di dialogo e di unità. Il nostro mondo ne ha urgente bisogno, ha bisogno di ritrovare armonia.

Apre così, Papa Francesco, il suo discorso alle autorità, alla società civile e al corpo diplomatico del Kazakhstan che incontra nella gremita Qazaq Concert Hall di Nur-Sultan, centro per le arti dello spettacolo di circa 3 mila metri quadrati, la cui struttura esterna, dalle pareti curve e inclinate, evoca un fiore della steppa, evocando il dinamismo della musica e le vele di una nave. Il Papa raggiunge l'edificio percorrendo la strada che lo separa dal Palazzo presidenziale sulla sedia a rotelle, accompagnato dal capo dello Stato, Kassym-Jomart K. Tokayev.

Necessario l’impegno diplomatico per favorire il dialogo e la pace

Quello del Pontefice è un lungo discorso, ricco di richiami ai valori della democrazia e a quelli promossi dal Paese, che definisce “crocevia di rilevanti snodi geopolitici” e perciò con un ruolo fondamentale nell’attenuare le conflittualità”. Torna indietro nel tempo, alla visita di Giovanni Paolo II, che “venne a seminare speranza subito dopo i tragici attentati del 2001”, e fa un parallelo con la sua, che si inserisce “nel corso della folle e tragica guerra originata dall’invasione dell’Ucraina, mentre altri scontri e minacce di conflitti mettono a repentaglio i nostri tempi”.

Vengo per amplificare il grido di tanti che implorano la pace, via di sviluppo essenziale per il nostro mondo globalizzato. E la pace è questo: via di sviluppo essenziale per il nostro mondo globalizzato. È dunque sempre più pressante la necessità di allargare l’impegno diplomatico a favore del dialogo e dell’incontro, perché il problema di qualcuno è oggi problema di tutti, e chi al mondo detiene più potere ha più responsabilità nei riguardi degli altri, specialmente dei Paesi messi maggiormente in crisi da logiche conflittuali.

Francesco invita a non guardare ai propri interessi, ad evitare rivalità e “il rafforzamento di blocchi contrapposti”.

Abbiamo bisogno di leader che, a livello internazionale, permettano ai popoli di comprendersi e dialogare, e generino un nuovo “spirito di Helsinki”, la volontà di rafforzare il multilateralismo, di costruire un mondo più stabile e pacifico pensando alle nuove generazioni. E per fare questo occorre comprensione, pazienza e dialogo con tutti. Ripeto, con tutti.

Da un passato di oppressione alla cura per l’inclusione

Alla platea che lo ascolta con attenzione, il Papa evidenzia le antiche e belle tradizioni del Paese, gli usi, i costumi e simboli, come la dombra, uno strumento musicale considerato un emblema culturale. Francesco prende spunto proprio dall’utilizzo, lungo i secoli, dello strumento a due corde della famiglia dei liuti per rimarcare la continuità nella diversità e l’importanza, “di fronte ai rapidi cambiamenti economici e sociali in corso, di non trascurare i legami con la vita di chi ci ha preceduto”. Cita anche la definizione che Giovanni Paolo II diede della Nazione nella sua visita del settembre 2001 - terra di martiri e di credenti, di deportati e eroi, di pensatori e artisti - e ricorda “i campi di prigionia e le deportazioni di massa che hanno visto nelle città e nelle sconfinate steppe” del Paese “l’oppressione di tante popolazioni”. Un passato dal quale, però, “è fiorita la cura per l’inclusione”.

In questa terra, percorsa fin dall’antichità da grandi spostamenti di popoli, il ricordo della sofferenza e delle prove sperimentate sia un bagaglio indispensabile per incamminarsi verso l’avvenire mettendo al primo posto la dignità dell’uomo, di ogni uomo, di ogni gruppo etnico, sociale, religioso.