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CRONACA | 19 dicembre 2020, 22:07

Una 'misteriosa' società fondata dal Casino de la Vallée e un commercialista aostano coinvolti in un'inchiesta per truffa

Una 'misteriosa' società fondata dal Casino de la Vallée e un commercialista aostano coinvolti in un'inchiesta per truffa

Una singolare, inquietante storia che si snoda tra le montagne della Valle d'Aosta e i vigneti delle Langhe, che mescola rispettati professionisti, imprenditori falliti, personaggi ambigui, società misteriose inserite l'una nell'altra come scatole cinesi.

La pm Francesca Lombardi, della procura di Cuneo, ha trasmesso a fine novembre alla procura di Aosta, per competenza territoriale in quanto i presunti reati sarebbero stati commessi in Valle, il complesso fascicolo d'inchiesta relativo a una presunta serie di reati patrimoniali che coinvolge alcuni passati amministratori di una società, la G.S. Strutture srl costituita il 9 dicembre 1999 dalla Gestione Straordinaria del Casino de la Vallée di St-Vincent;  un noto commercialista di Aosta già membro del CdA della Casa da gioco valdostana; un importante studio torinese di commercialisti; un geometra di Dogliani (Cuneo) e altri professionisti nel settore peritale/edile. Tutti denunciati lo scorso settembre alla Guardia di Finanza di Mondovì (Cn) da un manager del settore alberghiero, residente in Piemonte, per i reati di truffa, procurato dissesto societario e intestazione fittizia di beni.

Nella denuncia il manager spiega agli investigatori che nel novembre del 2019 fu contattato tramite un suo conoscente da un commercialista di Aosta, consulente di una famiglia proprietaria del complesso turistico ricettivo 'Tenuta Larenzania' in Borgata Piandeltroglio a Dogliani (Cn), un resort inaugurato nel 2000 poi chiuso per il fallimento della prima gestione, circondato da 20 ettari di verde, con 36 camere dotate di tutti i servizi, ampi saloni e sale private per congressi, conferenze e banchetti.

Nel 2017 l'hotel aveva riaperto i battenti ma anche la seconda gestione era durata poco e la famiglia di Dogliani a dire del commercialista cercava un nuovo conduttore in grado di riaprire e dirigere la vasta struttura alberghiera. Il manager accettò di discuterne; verso gennaio di quest'anno incontrò il professionista di Aosta nello studio dei colleghi torinesi e dopo un primo confronto si accordò per visitare il resort. Tra marzo e aprile vi fu un lungo sopralluogo alla tenuta durante il quale il commercialista aostano, insieme a uno dei presunti proprietari del bene immobile, ne illustrò al manager le grandi potenzialità e il possibile fatturato. Lui accettò di affittare l'intera struttura e dopo ulteriori incontri nello studio di Torino l'atto fu sottoscritto.

Iniziano i guai

"In poco tempo scoprii in quale guaio mi ero cacciato", spiega l'uomo. Quando, pochi giorni dopo la sottoscrizione del contratto di locazione e gestione avvenuta presso lo studio di un notaio aostano, il manager tornò alla 'Tenuta Larenzania' per iniziare i lavori per la riapertura (intanto aveva già preso contatti con dei Tour Operator per i primi clienti post lockdown) si accorse che dall'ultima visita "erano state asportate molte attrezzature e materiali rendendo impossibile una riapertura in tempi ristretti, essendo fissato per il 25 aprile l'arrivo del primo gruppo di turisti". Alle sue rimostranze i presunti proprietari dell'albergo ovvero la famiglia di Dogliani acquistarono pentolame, bicchieri e posate strettamente necessari ma tutta l'attrezzatura tecnologica, computer e sistemi software per far funzionare la struttura, dovette comprarseli di tasca sua il manager.

"Ma quello fu niente, rispetto a ciò che mi aspettava - prosegue il professionista della ricettività - in pochi giorni scoprii che i passaggi stradali che conducono alla tenuta, il verde e i boschi che la circondano e altri annessi che erano stati indicati nel contratto come di proprietà della Tenuta Larenzania, erano invece di altri proprietari confinanti: per poterne usufruire e continuare a gestire l'albergo dovetti acquistarli spendendo circa 200 mila euro".

Misteriose scatole cinesi

Poi "effettuando le diverse pratiche amministrative - prosegue - scoprii con grande stupore e preoccupazione che la vera proprietaria della tenuta non era la famiglia di Dogliani bensì una società che aveva sede in Valle d'Aosta, proprio nello studio del commercialista che con me si era spacciato unicamente per consulente: si trattava di una società costituita 21 anni fa dal Casino di St-Vincent ma iscritta al Registro imprese nel 2005, la GS Strutture srl, avente come ragione sociale (fino allo scorso febbraio quando è cambiata in 'gestione di beni e servizi') principalmente la realizzazione e la gestione di programmi per computer e strumenti tecnologici, con un capitale sociale di 40 mila euro. Una realtà imprenditoriale pressoché sconosciuta, la GS Strutture, di cui in Valle d''Aosta nessuno sembra sapere nulla, nemmeno della sua esistenza.

La GS Strutture si era aggiudicata la Tenuta dopo dieci aste andate a vuoto, per soli 400 mila euro. Ma questa società, interamente controllata a sua volta dalla torinese Fiditor, dopo il 2017 aveva ceduto in comodato d'uso tutte le quote della Tenuta Larenzania alla società RC srl, anch'essa con sede ad Aosta negli uffici del commercialista; questa società aveva come amministratore unico il titolare dello studio di commercialisti torinesi dove mi ero incontrato con anche i presunti proprietari. Ma la ciliegina sulla torta fu scoprire che il procuratore della RC srl e custode del bene immobile era nientemeno che uno dei membri della famiglia doglianese che era stato sì proprietario del resort Larenzania, ma il 'primo' proprietario, ovvero quello che l'aveva portata al fallimento. Roba da perderci la testa e infatti a me sembrava di impazzire".

Ma il peggio, se possibile, arrivò di lì a poco. Dopo aver riaperto la struttura il manager sempre più disperato si accorse che tutte le certificazioni indispensabili per la conduzione erano fasulle, oppure scadute, oppure inesistenti: "Stavo praticamente lavorando senza le necessarie certificazioni di legge o meglio quelle che mi erano state consegnate dopo la stipula del contratto non avevano valore".

Non gli restò che rivolgersi al tribunale civile nella speranza di limitare i danni e ottenere il giusto ristoro ma il giudice del tribunale di Cuneo incaricato della causa l'1 agosto scorso sentenziò che la Tenuta Larenzania di Dogliani doveva essere immediatamente chiusa, perchè sprovvista dei titoli di legge, rimandando a data da destinarsi il proseguimento della causa nel merito.

"Non mi rimase che sporgere immediatamente querela penale e ora confido che la procura di Aosta possa proseguire il lavoro iniziato dalla magistratura cuneese", ribadisce il professionista, che intanto vive a Dogliani a pochi metri di distanza dai cancelli chiusi della Tenuta.

Le indagini si sono dunque spostate dalla magistratura cuneese a quella aostana; nei prossimi giorni i nomi degli indagati potrebbero essere resi noti.

pa.ga.

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