Le disuguaglianze e il degrado ambientale, alimentati e aggravati dalla pandemia, sono frutto di una «economia malata» e di una «crescita iniqua». È il nuovo severo monito di Papa Francesco, che all’udienza generale di mercoledì 26 agosto è tornato a riflettere sulle conseguenze della crisi, denunciando soprattutto le sperequazioni sociali — «nel mondo di oggi, pochi ricchissimi possiedono più di tutto il resto dell’umanità» ha ricordato — e rivolgendo un pensiero particolare ai tanti bambini che «muoiono di fame per una non buona distribuzione delle ricchez
Durante l’incontro, svoltosi per l’ultima volta nella Biblioteca privata del Palazzo apostolico vaticano — da mercoledì 2 settembre, infatti, riprenderanno le udienze generali con la presenza dei fedeli, nel cortile San Damaso del Palazzo apostolico — il Pontefice ha svolto la catechesi sul tema «La destinazione universale dei beni e la virtù della speranza», incentrata sulla necessità di «rigenerare un mondo più sano e più equo» per uscire dalla crisi provocata dal coronavirus.
Per Francesco la drammatica divaricazione sociale tra i pochi ricchi e la moltitudine degli esclusi rappresenta oggi «un’ingiustizia che grida al cielo». E reclama perciò un impegno capace di coniugare cura del Creato e condivisione concreta, sull’esempio delle prime comunità cristiane che «mettevano tutti i loro beni in comune». Quando, ha avvertito il Papa, «l’ossessione di possedere e dominare esclude milioni di persone dai beni primari; quando la disuguaglianza economica e tecnologica è tale da lacerare il tessuto sociale; e quando la dipendenza da un progresso materiale illimitato minaccia la casa comune, allora non possiamo stare a guardare». Da qui l’invito del Pontefice a superare la crisi spezzando le catene di un «sistema economico» come quello odierno, fondato sulla «ingiustizia sociale» e sul «disprezzo per la cura della casa comune».