Nessuno aveva fatto caso più di tanto alla denuncia resa nota dalla Guardia di Finanza il primo luglio 2016, relativa ad una maxi frode su beni di lusso, che ha portato alla denuncia di due commercianti valdostani e quattro loro complici. I sei avevano ideato un sistema originale e redditizio per aumentare le vendite in modo esponenziale e nel contempo evadere il fisco, ottenendo ricavi per almeno due milioni di euro.
Il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Aosta, al comando del tenente colonnello Piergiuseppe Cananzi, ha accertato che erano state emesse fatture per operazioni fasulle per 1 milione e 200 mila euro, con un'evasione di Iva pari a 280.000 euro. Inoltre è stata accertata un'evasione sul reddito di 900.000 euro. I responsabili della società hanno già restituito 590.000 euro di tasse evase.
Un intreccio di favori, pressioni e promesse
E’ proprio da quella inchiesta che, per cause in parte fortuite ed in parte dovute alla professionalità dell’Arma dei carabinieri, ha preso l’avvio l’indagine sfociata con
L'ipotesi della Procura è che Longarini, accusato di indebita induzione e favoreggiamento, avrebbe costretto Sergio Barathier, albergatore e gioielliere a Courmayeur (titolare del Grand Hotel Royal&Golf è il medesimo della truffa da quasi 2 mln di euro, Ndr) all'epoca sotto indagine ad Aosta, a rifornirsi dei prodotti venduti da Cuomo (si parla di un acquisto di fontine del valore di circa 70 mila euro)
Nelle carte delle indagini compare la 'ndrangheta
Nell’ordinanza cautelare del gip del Tribunale di Milano Giuseppina Barbara, pubblicata dall’Agenzia Ansa di Aosta che ha fatto un gran lavoro per informare le redazioni dei giornali valdostani, si legge: “Le indagini hanno consentito di accertare come a fronte di questa sollecita disponibilità nei confronti dell'amico imprenditore, Longarini abbia ricevuto dallo stesso, oltre a forniture di prodotti caseari, quantomeno favori se non delle vere e proprie remunerazioni, come nel caso del viaggio in Marocco".
Il nome di Longarini è emerso nelle intercettazioni su Gerardo Cuomo e i suoi contatti con alcune famiglie 'ndranghetiste, in particolare con il pluripregiudicato Giuseppe Nirta. Nel corso di un'intercettazione ambientale tra "Di Donato e Strati, due soggetti che consideriamo 'ndranghetisti di vertice" - hanno riferito i carabinieri agli inquirenti, come si legge nell'ordinanza del gip Giuseppina Barbara - Strati si lamentava in dialetto del fatto che Longarini 'era in stretta con tutti' ma non aveva aiutato lo stesso Strati in un processo".
L'inchiesta riguardante Cuomo e Longarini è scaturita da un'indagine dei carabinieri coordinata dalla Dda di Torino "in merito alla presenza di esponenti di un gruppo criminale 'ndranghetista nella regione Val d'Aosta" da cui "era emerso quale soggetto di interesse investigativo anche il noto imprenditore locale Gerardo Cuomo, titolare della ditta Caseificio valdostano".
Un magistrato 'disinvolto'
"Le attività di intercettazioni delle utenze in uso a Longarini hanno poi consentito di verificare come lo stesso svolga le sue funzioni di pubblico ministero presso la Procura di Aosta in modo che appare quantomeno disinvolto e inopportuno, dando suggerimenti ai suoi interlocutori, con i quali intrattiene rapporti confidenziali, su come comportarsi o che strategie processuali adottare nell'ambito di procedimenti penali iscritti presso quell'ufficio giudiziario ed assegnati allo stesso Longarini o ai suoi colleghi in un intreccio di rapporti che certamente dovrà essere approfondito dagli inquirenti", scrive ancora il gip Giuseppina Barbara nell'ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti del procuratore capo facente funzioni Pasquale Longarini e della quale l’Ansa ne ha pubblicati lunghi stralci.
Oltre ad approfondire la natura dei rapporti tra Gerardo Cuomo e Pasquale Longarini le indagini ancora in corso del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Milano si concentrano anche sulle relazioni del magistrato con altri imprenditori. I pubblici ministeri milanesi dovranno approfondire "se il magistrato - scrive il gip - abbia asservito la propria funzione non solo a vantaggia dell'amico coindagato ma anche di altri imprenditori valdostani, quali Claudio Leo Personettaz, (imprenditore e partecipe alle spese del viaggio nel Maghreb, ndr.); Francesco Muscianesi, (che sarebbe autore dei due bonifici bancari per complessivi 45 mila euro, ndr.) e/o di altri soggetti indirettamente intercettati, in cambio di qualche utilità per sé o per altri". In un'intercettazione Barathier disse: "Ho parlato con Longarini...mi aveva detto stai tranquillo...adesso andrà a finire che al limite rimborso i 280 mila di Iva e basta".
L'intercettazione è riportata nell'ordinanza del gip milanese e si riferisce a uno degli episodi contestati al magistrato: avrebbe "sollecitato" Barathier, imprenditore indagato per frode fiscale in un'inchiesta su Aurum e da lui coordinata, a sottoscrivere un contratto di forniture alimentari per l'hotel di superlusso a Courmayeur con il Caseificio Valdostano, assicurandogli, come si legge nel provvedimento di arresto, "che avrebbe dovuto pagare amministrativamente tutti gli importi dovuti, sanzioni comprese, ma che, sul piano penale, le cose si sarebbero potute sistemare". In precedenza il contratto di fornitura era stato scartato per i costi della merce troppo onerosi, ma poi "l'obiettiva situazione alla quale (...) poteva sentirsi sottoposto", gli fece cambiare idea e accettare la fornitura per una cifra tra i 70 e 100 mila euro con l'azienda di Cuomo con cui il magistrato "aveva un intenso rapporto di amicizia e frequentazione". Barathier il 2 luglio scorso, parlando al telefono "dell'evasione di 590 mila" con tale Lidia, oltre ad averle detto di aver ricevuto rassicurazioni dal pm di stare "tranquillo", aveva aggiunto: "ma Longarini penso che non...non succeda niente ...almeno...quello che mi ha detto lui...".
Personaggi pericolosi
Per gli inquirenti, sempre quanto si legge nell’ordinanza pubblicata dall’Ansa, "Gerardo Cuomo è un soggetto particolarmente pericoloso ed è concreto il rischio che, se lasciato libero, lo stesso non esiti ad utilizzare le sue 'capacità' e relazioni per commettere altri reati contro la pubblica amministrazione, se da ciò possano derivarne vantaggi per lui e per le sue aziende". Ad accendere sospetti nei carabinieri sui comportamenti di Longarini fu anche un fatto che risale a inizio 2016, quando il magistrato aostano venne informato dall’Arma di un’'indagine a carico di "Giuseppe Nirta e di altri presunti 'ndranghetisti operanti in Val d'Aosta, dei rapporti intrattenuti dal primo con Gerardo Cuomo e, quindi, del coinvolgimento di quest'ultimo nelle indagini".
L'informazione, scrive il gip di Milano Giuseppina Barbara, "suscitò lo stupore del pubblico ministero aostano, che immediatamente rappresentò all'ufficiale la sua incredulità in ragione del rapporto di 'solida amicizia' intrattenuto con l'imprenditore di origine campana". Dopo questo colloquio, "Cuomo improvvisamente e senza ragione apparente interruppe ogni contatto con Giuseppe Nirta, sia telefonico che di persona, facendosi negare quando lo stesso lo cercava presso la sua azienda, laddove in precedenza lo incontrava ogni qualvolta lo stesso tornava dalla Spagna in Val d'Aosta". Per il giudice, "la sequenza temporale degli eventi induce a ritenere che il mutato atteggiamento di Cuomo nei confronti" di Giuseppe Nirta, "con cui fino a poco tempo prima era tranquillamente in affari - si rammenti l'esistenza di un rapporto commerciale tra il Caseificio valdostano srl di Cuomo ed una società spagnola riconducibile a Nirta - sia stato determinato dall'avere appreso delle indagini in corso su Nirta ed anche su di lui, informazione che Cuomo può aver ricevuto soltanto dal dottor Longarini, che lo avrà messo in guardia anche rispetto all'utilizzo dello strumento telefonico per le sue comunicazioni".
Stupore e delusione tra i valdostani
L’inchiesta ha sorpreso tanti valdostani; Pasquale Longarini godeva, infatti, di una grande credibilità per le tante inchieste condotte in 25 anni di attività in Valle, che squassarono anche il mondo politico. Nel 1993 fu una sua indagine sul mondo dei trasporti valdostano a far 'saltare' poltrone eccellenti; nel 2002 costrinse alle dimissioni l’allora presidente della Giunta, Dino Vierin, coinvolto nell’inchiesta per i ritiri di calcio e dal quale l’esponente politico ne uscì indenne, mentre venne condannato il suo capoufficio stampa.
"Spero che sia, come posso dire, un errore, non posso dire perché non so, poi ci sono dei colleghi di Milano che se ne occupano", ha commentato all’Ansa il presidente del tribunale di Aosta, Massimo Scuffi. “Si tratta di fatti – ha aggiunto - che danno indubbiamente discredito alla magistratura; qui è sempre funzionato tutto perfettamente. Non saprei proprio cosa dire e cosa fare".