Tra le tante particolarità del Cervino c'è anche una seconda conquista, un secondo anniversario, ma questa volta non si tratta di Guide Alpine ma di un Gatto che 60 anni fa ha voluto conquistare la vetta della "Gran Becca". Era il 26 luglio del 1955 quando due guide di Cervinia, i fratelli Jean e Daniele Pellissier raggiungono la vetta della montagna con i loro rispettivi clienti. Stupore dei quattro e un miagolio risuona nella maestosità della cima come un grido di "aiuto". Minuti di silenzio ma il miagolio continua.
Ad onor del vero già il giorno precedente Daniele aveva udito un lamento di gatto tanto che Jean - dice in patois “qui c'è un gatto che miagola”. Per tutta risposta e con carattere un po’ burbero e secco come era il ‘diavolo del Cervino’ sottolinea, sempre in patois per non farsi capire dai clienti, ”Ma dove pensi di essere... qui non si sentono le voci come Achille Compagnoni sul K2".
Dopo aver consumato il solito spuntino e dalla borraccia delle guide il sorso di tè e vino si inizia la discesa verso il campo base il Rifugio Oriondè. Una discesa veloce, ed eccoli ai piedi della grande montagna, il saluto ai clienti e poi via in rifugio per incontrare altri scalatori. Si perché Jean non era dei più comunicativi, non amava la pubblicità e i racconti sulla montagna li lasciava fare ad altri. Alle due del mattino, del giorno seguente, sveglia ai nuovi clienti e via di nuovo sui passi del Cervino.
La montagna è in ottime condizioni e veloci come la brezza mattutina, o come uno stambecco scalpitante, ecco riconquistare la vetta. Stupore delle due cordate quando Jean esclama “Daniele avevi ragione c'è proprio un gatto che miagola. ”Un abbraccio con i clienti, un bacio alla croce, uno sguardo all'Infinito e il silenzio è rotto dalla voce di Jean che sa di comando” Daniele stai qui con i clienti, assicurali alla croce e io scendo verso la Furggen e la Est voglio trovare il gatto”. Bastano pochi passi per Jean per individuare in una cengia un gatto bianco e nero, infreddolito ed affamato. Un semplice gesto e l'animale intuisce l'aiuto e balza sullo stomaco della guida, che torna sui passi e in vetta rifocilla il mitico gatto con tè e biscotti. Viene poi sistemato nello zaino di Daniele, il suo vero salvatore e giù verso il rifugio Oriondè.
Qui le sorelle Adolfina e Maria Maquignaz, gestori del rifugio, adottano temporaneamente il nuovo eroe del Cervino, mentre Jean e Daniele si preparano per un altra salita alla Becca. La voce del ritrovamento di un gatto in vetta al Cervino fa velocemente il giro delle vallate della Gran Becca. Dal rifugio Horly, sul versante svizzero, sarà la cuoca a reclamarne la proprietà a Jean. La guida ne conferma il ritrovamento ma non saprà dove sia finito.
Un giorno il gatto muore ma eccolo riapparire, imbalsamato, a far bella vista di se, come un eroe, nella teca dell'Hotel Punta Maquignaz a Cervinia, degno di continuare la sua storia, conservato gelosamente, da Aimè Maquignaz, il Cacciatore della libertà.