“Nei secoli fedele”, il motto dell’Arma dei Carabinieri, potrebbe adattarsi perfettamente a definire il rapporto che ci fu tra la nostra regione e la dinastia regnante dei Savoia. Di questo particolare legame ha trattato Mirko Fresia - commendatore e delegato regionale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro – nella conferenza sul tema: “Fedeltà Sabauda della Valle d'Aosta" tenuta durante l’incontro per il gemellaggio tra le delegazioni delle Guardie d'onore alle reali tombe del Pantheon della Valle d'Aosta e di Rovigo-Adria a fine ottobre scorso.
«La Valle d'Aosta –spiega Mirko Fresia – è considerata vera "culla della civiltà sabauda" perché è la regione con un più lungo trascorso sotto l'egida di casa Savoia. Si pensi che Umberto Biancamano riceve intorno al 980 la contea di Aosta e, tranne una parentesi napoleonica, la regione resta sabauda fino al 1946 (circa 1000 anni) contro i pochi anni delle regioni "assorbite" nel periodo risorgimentale.» Durante la conferenza Fresia ha raccontato di come Tommaso I comprese il particolarismo di Aosta accordando la carta delle franchigie e come Tommaso II, sepolto in Cattedrale, minò all'unità dei domini del fratello cercando la scissione tra i possedimenti "francesi" e quelli "al di qua delle Alpi (Aosta) non riuscendovi in senso compiuto ma sottolineando in questo modo la difficoltà di governo e controllo dalla lontana Savoia. Ciò poi favorì il fiorire di una serie di signorie che governarono per casa Savoia in Valle d'Aosta, gli Challant tra tutti, generando di fatto la prima forma di autonomia.
Venendo a tempi meno lontani, Mirko Fresia ha affrontato le figure dei Re d’Italia, a partire da Vittorio Emanuele II, molto legato alla Valle d’Aosta e ricambiato dai valdostani che fecero erigere il monumento al re cacciatore nel parco dell’attuale via Conseil des Commis e ,per primi in Italia, gli dedicano alla sua morte una piazza a Pré-Saint –Didier. Fresia ha quindi accennato a Umberto I e alla Regina Margherita che hanno lasciato segni del loro rapporto con la Valle d’Aosta in Castel Savoia a Gressoney e nel monumento che i valdostani vollero di fronte alla stazione a ricordare il Re che realizzò il collegamento ferroviario con Aosta. Vittorio Emanuele III fu meno presente in Valle anche a causa delle due guerre mondiali che funestarono il suo regno. Egli volle però donare la riserva di caccia da cui nacque il parco del Gran Paradiso alla comunità.
Anche Umberto II, il “re di maggio”, ma soprattutto sua moglie, Maria José, furono molto legato alla nostra regione. «Maria José, Savoia per matrimonio, – dice Mirko Fresia - si innamorò letteralmente della Valle d’Aosta; volle ed ottenne di scalare il Cervino e scelse Aosta come meta per il rientro dal lungo esilio. I valdostani, dal canto loro, parteciparono numerosi al suo funerale. Umberto II infine, dopo aver sancito l'autonomia con i decreti luogotenenziali, assunse per se e gli eredi maschi il titolo di conte di Sarre prima di lasciare il suolo italiano per l'esilio.» «Un gesto non solo formale – conclude Mirko Fresia - un vero omaggio alla regione che più lungamente è stata fedele alla Real casa di Savoia.»













