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AMBIENTE | 11 giugno 2014, 16:10

FAUNA: Il Lupo da emigrato del profondo Appennino meridionale a ricercato internazionale sull’Arco alpino

Può sembrare una parodia o peggio ancora una brutta metafora, ma sembra che allo sciogliersi delle ultime nevi primaverili ,di colpo, sulle alpi si sono resi conto che ormai la presenza del lupo è una certezza

foto repertorio targatocn.it

foto repertorio targatocn.it

L'ufficio federale svizzero dell'ambiente ha avviato una procedura di consultazione sulla possibilità di regolare le popolazioni protette purché ne sia garantita la sopravvivenza. Lupi e linci potrebbero essere più facilmente abbattuti in Svizzera: l'Ufficio federale dell'ambiente (UFAM) ha avviato oggi una procedura di consultazione sulla possibilità di regolare le popolazioni protette purché ne sia garantita la sopravvivenza. Gli ambienti interessati avranno tempo fino al 5 settembre per esprimersi sul nuovo piano. 
In particolare la nuova Strategia Lupo, rielaborata dall'UFAM su mandato del Parlamento, consente di semplificare l'abbattimento di singoli lupi che provocano danni su pascoli protetti, a condizione che siano avvenuti tre attacchi con una predazione complessiva di dieci pecore. Resta invariata la regola di abbattere lupi che in un periodo di quattro mesi hanno ucciso 35 pecore o, nell'arco di un mese, 25. 
Il rilascio dell'autorizzazione di abbattimento rimane di competenza dei Cantoni, previa raccomandazione emanata dalla commissione intercantonale. 
In Svizzera negli ultimi anni il numero di lupi è andato crescendo e nel 2012 si è formato il primo branco, il quale vive ai piedi del massiccio del Calanda (GR). Al momento il territorio svizzero ospita circa 25-30 lupi.

Proprio nel periodo del grande BOOM economico italiano degli anni ’70 quando vi è stato un importante spopolamento degli ambienti rurali da parte dell’uomo, e naturalmente lo status di specie protetta Il predatore è tornato dall’Appennino centro-meridionale , riappropriandosi dei territori dove si era estinto all’inizio del ‘900. Non si può negare che la ricomparsa del lupo nelle Alpi abbia posto l’attenzione su  una serie di problemi per la convivenza con l’uomo, soprattutto a carico della pastorizia. Mentre probabilmente il lupo ha esercitato un ruolo positivo nel contenimento delle popolazioni di cinghiali e caprioli.

Il lupo (Canis lupus) è una specie dotata di grande adattabilità. Considerato un specie nociva e sterminato in Europa centrale fino alla sua totale scomparsa nei primi decenni del Novecento, In Italia, sono rimasti confinati a sud, con una (nella foto Domenico Morabito) popolazione in declino fino agli anni ‘70: a quei tempi era stata stimata la presenza di un centinaio di lupi in un territorio limitato all’Appennino centrale e meridionale, in particolare Abruzzo-Molise e Calabria.  Di fondamentale importanza, sono statele cosiddette leggi di protezione che dagli anni ’70 considerano il lupo una specie non cacciabile e di alto interesse di conservazione. Nel 1971 un Decreto Ministeriale divenuto definitivo nel 1976  è stato il primo grande passo avanti, hanno fatto seguito la legge 157/92, e la Convenzione di Berna del 1979, dove il lupo è stato inserito nell’Allegato II “Specie strettamente protette” e la Direttiva Habitat 92/43 dove è indicato  “Specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa”. Infine il lupo è indicato nell’Appendice II “Specie potenzialmente minacciata” dalla Convenzione di Washington (CITES) del 1973 sul commercio internazionale di specie animali e vegetali in via di estinzione. La popolazione di lupo in Italia è così aumentata dai 100 individui sopravvissuti negli anni ‘70 a circa 220 esemplari stimati nel 1983, fino ad arrivare stima di circa 600 lupi in Italia nel 2003. L’areale di distribuzione della specie si è allargato verso nord, spingendosi fino alla formazione, nei primi anni ‘90, di nuovi branchi nelle Alpi Occidentali.

I primi avvistamenti  sulle Alpi risalgono al 1987 nell’area intorno al Colle di Tenda, sul versante francese, nelle zone delle Valli Pesio e Stura nei primi anni ‘90 e in provincia di Torino nel 1994. Dati certi della presenza della specie in Francia si hanno già a partire dal 1992,. In Italia le prime riproduzioni sono invece state documentate nell’inverno ‘96-’97 in Valle Pesio e nel Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand. Nel 2009, tra Francia e Piemonte sono stati documentati 32 branchi di lupo, che indicano la presenza oramai consolidata e stabile della specie nel settore Occidentale delle Alpi.

 In Svizzera da metà degli anni ‘90 è stata registrata la presenza di singoli individui provenienti dalla popolazione italiana, Nel 2013 è stata documentata sui monti della Lessinia la riproduzione della la prima coppia formata da un lupo proveniente dalle Alpi Dinariche, e da una femmina proveniente dalle Alpi Occidentali. Il ricongiungimento di due popolazioni diverse non più in contatto da secoli, l’unico noto per le Alpi orientali, assume enorme valore biologico.

Il progetto Life Wolfalps, da poco avviato, ha lo scopo di interagire nell’ambito della gestione della convivenza uomo-lupo entro. Un progetto cofinanziato dall’Unione Europea e coordinato dal Parco delle Alpi Marittime, che coinvolge numerosi partner distribuiti sull’intero arco alpino: dalle Alpi Liguri a quelle Dinariche. Enti e Istituzioni impegnate nello sforzo di gestire insieme e in modo coordinato a livello alpino il ritorno del lupo e la sua convivenza con le attività umane.In concreto, si tratta di trasferire conoscenze e buone pratiche dalle Alpi Occidentali, dove il lupo è tornato da vent’anni, alle Alpi Centro-Orientali, dove la ricolonizzazione è in corso.

domenico morabito

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